Intervista a Bruno Cavaliere (presidente nazionale SIDMI): “ecco come cambierà il ruolo dei Dirigenti Infermieri e delle aree socio-sanitarie in Italia”.
La dirigenza infermieristica e delle aree socio-sanitarie sta cambiando profondamente nel nostro Paese e nel futuro ci troveremo a confrontarci con uno scenario manageriale e di leadership innovativo e fuori dagli schemi consoni. La pensa così Bruno Cavaliere, presidente nazionale della Società Italiana per la Dirigenza e il Menagement Infermieristico (SIDMI).
Cavaliere parla di criticità stipendiali per gli Infermieri e i Dirigenti Infermieri, della necessità di liberalizzare la libera professione per la categoria, del Dipartimento delle Professioni Sanitarie e dell’importanza dello Staffing.
Ecco la video-intervista a Bruno Cavaliere (SIDMI):
Come sarà il futuro delle Direzioni Infermieristiche e Socio Sanitarie in Italia
“Oggi il Sidmi si è concentrato nell’indicare quelle che sono le caratteristiche che la nostra Società Scientifica ritiene di qualità. Il nostro sodalizio si è focalizzato su tre aspetti principali: il primo in assoluto è quello che riguarda la qualità delle cure e quindi il rischio clinico con annesse tutte le tematiche che sono più che mai note sia all’assistito, sia ai professionisti. Questo è il primo leit motiv, che deve consolidare le Direzioni. Il secondo, di stretta attualità, è lo sviluppo di carriera che rappresenta l’attrattività dell’organizzazione in cui i professionisti prestano la loro opera pratica ed intellettuale, ma anche la possibilità di avere un riconoscimento e una forte motivazione in un lungo periodo di vita professionale” – spiega Cavaliere.
“Oggi non si può non dimenticare la criticità stipendiale; come SIDMI riteniamo che una apertura verso la libera professione sia una delle strade migliori da cavalcare. In ultima analisi, il terzo punto: tutto il tema dello staff o meglio dello staffing; abbiamo dedicato come SIDMI un intero documento; vi invito ad andarlo a vedere sul nostro sito. Nel documento potete capire dove ci siamo spinti non solo negli staff (tra i più noti quelli delle strutture per acuti che propongono il 6 a 1 come standard mondiale), ma abbiamo provato anche nello scenario italiano a delineare quelle che sono magari altre strutture, quindi il territorio piuttosto che gli ambulatori, le sale operatorie e persino i reparti per i detenuti” – conclude il presidente del SIDMI ai microfoni di AssoCareNews.it.
E come non dargli ragione?
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