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Carmela, OSS: “ci costringono a nutrire i Pazienti con la PEG, ma è responsabilità dell’Infermiere”.

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Ci scrive Carmela (nome di fantasia), OSS: “ci costringono a nutrire i Pazienti con la PEG, ma è responsabilità dell’Infermiere”.

Buongiorno Direttore,

in allegato inserisco la mail inviata ad un OPI in merito alla situazione in oggetto.
Lavoro come OSS in una nota provincia italiana (in caso di articolo online preferirei omettere il nome della sede – nda).

L’azienda ci sta chiedendo di somministrare alimentazione tramite PEG; ho contattato i sindacati, l’OPI e la stessa lettera è stata girata alla FNOPI.

Non abbiamo risposte e non sappiamo come poterci comportare.

Aiutateci per favore.

Grazie.

Carmela, OSS (nome di fantasia)

Ecco la missiva inviata ad OPI e FNOPI da un gruppo di OSS.

Buongiorno,

come da accordi telefonici intercorsi con il Presidente dell’associazione, sono a specificare la situazione in oggetto.

In sede abbiamo 4 utenti con PEG, due vengono alimentati tramite pompa, due a bolo.

La gestione della pompa (accensione, programmazione, spegnimento, carico liquidi e farmaci) viene effettuata interamente dal personale infermieristico, mentre per gli altri due l’alimentazione a bolo viene somministrata dal personale OSS, i farmaci dall’IP in turno.

Le quantità di alimentazione e acqua sono state indicate su prescrizione medica.

Fino ad oggi le modalità di gestione sono state trattate verbalmente, con un passaggio orale di informazioni.

Solo pochi giorni fa l’azienda ha pubblicato un protocollo interno, organizzando dei corsi interni (annullati) per la gestione (e somministrazione pasto ).

Tratterò degli utenti a bolo indicandoli con Utente A e Utente B, per praticità.

Utente A

Femmina, adulta, trattamento diurno, viene alimentata aprendo il tappo del tubicino posto sull’addome.
Al termine del pasto va somministrata l’idratazione, dopo di che si chiude il tappino e si ricompone la situazione.

Utente B

Maschio, minore, trattamento residenziale, viene alimentato seduto in carrozzina aprendo il bottone posto sull’addome e inserendo, in seguito agganciando, la cannula utile all’alimentazione.
Al termine dell’alimentazione, la cannula va sganciata, sfilata e richiuso il bottone.

Le manovre sopra indicate sono gestite per intero dal personale “OSS”.
Mentre ripeto, la somministrazione dei farmaci dall’IP in turno.

Le nostre perplessità si sviluppano su più punti, che andrò ad elencare qui di seguito.

  • Il personale “OSS” attualmente è registrato in busta paga come “Operatore Tecnico di Assistenza” ,al quale è riconosciuta economicamente la qualifica di OSS. Tuttavia una minima parte del personale è ancora iscritta come Ausiliaria, dato che per anzianità di servizio, non ha conseguito il titolo di Operatore Socio Sanitario.
    Ai corsi frequentati viene insegnato che l’oss non può e non deve gestire la PEG (così come il catetere vescicale ad esempio…) se non per le competenze acquisite (preparazione materiale, ecc…). Viene insegnato che non siamo autorizzati a chiudere una flebo, come possiamo gestire una PEG?
  • Nel caso in cui gestendo così attivamente, fossimo causa di qualsiasi problema all’utente, le responsabilità a chi vorrebbero attribuite? C’è rischio di abuso di professione?
  • Il protocollo che l’azienda ci ha girato, è stato estrapolato da uno scritto della gestione domiciliare regione Piemonte, è attuabile nelle Marche? Anche se si parla di domiciliare, anziché struttura privata?
  • Sono regolari le richieste dell’Ente?
  • È regolare un semplice corso interno, gestito da un medico interno e da alcuni infermieri della struttura, per “abilitarci” a determinate procedure, oppure occorre ben altro, che ad esempio stabilisca responsabilità e deleghe?
  • L’alimentazione degli utenti A e B, non è presente nel piano di lavoro giornaliero degli infermieri, pertanto se uscisse un danno all’utenza, gli stessi infermieri confermerebbero di non aver delegato la somministrazione stessa.
  • L’infermeria non è prontamente raggiungibile in caso di “avversità”, ma occorre scendere di due 2 piani (fino allo 0) con l’ascensore e percorrere poi circa 150 m (in casi più fortunati la strada è meno).
  • Nel tempo la gestione a bolo non è stata inserita nel piano di lavoro giornaliero infermieristico, supponiamo per mancanza di tempo, dato che spesso gli infermieri sono in turno da soli e devono occuparsi dell’utenza intera, non potendo perciò “fermarsi” per la somministrazione pasto.
  • Dovendo lavorare in sicurezza, è possibile “rifiutare” la somministrazione pasto a bolo?
  • È regolare “cambiare” mansione ed essere titolati “care giver” per procedere con suddette manovre? (Questa opzione sembra sia stata proposta e forse attuata in uno dei centri fuori regione dell’ente)
  • Sottoporci ad un corso interno con questa facilità, potrebbe creare un precedente per cui, in caso di mancanza di infermieri, l’ente possa poi chiederci anche la somministrazione farmaci? O comunque mansioni non propriamente attribuibili all’OSS?
  • Nel caso in cui durante una manovra legata alla gestione/somministrazione PEG andassi incontro ad una avversità, una eventuale assicurazione sul lavoro non coprirebbe i danni?!

Avremmo piacere di ricevere, se possibile, un mansionario aggiornato al quale poter fare riferimento.

Ringraziando anticipatamente per la disponibilità ed attenzione rivolta alla nostra problematica, cordialmente salutiamo.

In fede.

Una OSS.

Leggi anche:

OSS licenziata: manomise nutrizione enterale e sfilò PEG ad un paziente.

Sabrina, OSS: “se non possiamo gestire una PEG perché in struttura ci chiedono di farlo? Gli Infermieri fanno finta di non sapere”.

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