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Cambi compensativi negati ad una trentina di Infermieri nel Lazio. Nursing Up: “E’ una vergogna”.

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Continuano ad essere negati i Cambi compensativi ad Infermieri nel Lazio. La protesta vibrante di Nursing Up: “E’ una vergogna”.

Negati una trentina di cambi compensativi ad Infermieri che vogliono tornare a lavorare nella Regione Lazio o che vogliono lasciare la regione per recarsi a prestare la propria opera lavorativa in altre regioni italiane. Lo denuncia Laura Rita Santoro, segretario regionale laziale di Nursing Up.

Santoro protesta attraverso una dura missiva inviata alla Regione Lazio e alla’Azienda Regionale Emergenza Sanitaria Ares 118. Nella sua lettera la sindacalista parla di “indecisioni” della burocrazia e della dirigenza che starebbero penalizzando decine di professionisti, eroi durante le fasi più cruente della Pandemia Covid e oggi trattati come ultimi e persino ignorati.

La nota di Nursing Up.

Azienda Regionale Emergenza Sanitaria Ares 118
Roma

Alla Regione Lazio

Oggetto: sospensione delle procedure inerenti gli scambi compensativi – I promessi sposi e i promessi cambi.

La questione cambi contestuali, nella regione Lazio, potrebbe cominciare come nei promessi sposi, che Alessandro Manzoni descriveva come un evento inammissibile nella metà del 1800. Oggi gli infermieri, in attesa del cambio contestuale, una trentina di professionisti infermieri, potrebbero scrivere: “quel ramo sul Colosseo, anziché sul lago di Como, che comunque volge a mezzogiorno”.

Il mio parallelismo con i promessi sposi è dovuto al fatto, che il personale sanitario, che è in attesa di poter raggiungere Roma, non potendo aspirare ai bandi di mobilità che non vengono fatti, dal momento che è risaputo che la regione Lazio non ci crede, s’impegnano nella ricerca di cambi contestuali. …. si recano nelle strutture, attaccano annunci, s’impegnano con ogni possibile strumento, per cercare un collega che voglia andare al loro posto, al fine di poter tornare a Roma, …o comunque nel Lazio.

Il cambio contestuale rappresenta l’unica via cui affidarsi, a fronte di anni del blocco del turnover della Regione Lazio, per avvicinarsi a casa. Il meccanismo era semplice, ma sono riusciti a complicarlo: “due dipendenti della pubblica amministrazione, se esiste l’accordo delle Amministrazioni di appartenenza, si scambiano il posto di lavoro a condizione che il profilo professionale sia lo stesso, …e a costo zero per le Amministrazioni!”.

Nella regione Lazio si penalizza anche la qualità dei professionisti, tanto è vero, che lo scrivente sindacato ha invitato più volte, i colleghi, a mantenere il profilo basso. La cultura, il riconoscimento delle qualità professionali, potrebbero rappresentare un handicap per il professionista sanitario. La Regione Lazio, che non perde l’occasione per parlare di eccellenze, in qualsiasi visita, presso strutture sanitarie, non accoglie professionisti sanitari distintisi per capacità professionali.

Ci sono numerose regioni, dove agli infermieri specialist, non necessariamente coordinatori, come gli infermieri esperti nel posizionamento dei PICC, viene riconosciuta la fascia DS; questi professionisti sanitari, nel Lazio verrebbero penalizzati. È imbarazzante tutto ciò. Paradossalmente, nel Lazio, solo nel Lazio, i colleghi che s’impegnano per la ricerca di un cambio contestuale, …poi debbono soggiacere ad una strana direttiva, secondo cui le aziende debbono verificare: “che non vi siano controinteressati al passaggio al passaggio, secondo, così detti, principi d’imparzialità e trasparenza”.

La ricerca dei contro interessati potrebbe comportare ricorsi ed altre lungaggini, ragione per la quale, le direzioni tacciono e giacciono, anziché prendere delle posizioni popolari e/o impopolari. Fu così che una trentina di professionisti sanitari, aspettano inquieti, un assenso ad un cambio contestuale che probabilmente potrebbe non arrivare mai, dal almeno un anno!

Lo stesso Alessandro Manzoni, descriveva le intenzioni d’interporsi di Don Rodrigo, tra Renzo e Lucia, come un qualcosa di discutibile. Oggi nel 2022, con un’emergenza sanitaria in corso, che serve a giustificare qualunque cosa, s’impedisce i cambi contestuali, dal momento che solo a Roma, si deve verificare se ci siano altri interessati? È un imbarazzante opzione posta in essere dalla Regione Lazio, con la tremebonda reazione di una classe dirigente, che non fa passi né avanti, ne indietro!

La scrivente O.S. si aspettava qualcosa di più dalle amministrazioni, dalla Regione Lazio, …ma anche dalla politica.

All’inizio della pandemia, quando in molti tremavano, i professionisti sanitari venivamo definiti eroi, che nella mitologia di vari popoli antichi, erano un semidivinità ai quali si attribuivano imprese prodigiose e meriti eccezionali, ragione per la quale molti professionisti sanitari ascoltavano le suddette definizioni perplessi, coscienti del loro ruolo. Attualmente, un eroe è chi dà prova di grande abnegazione e spirito di sacrificio, impegnatosi affondo per un ideale nobile, come tutelare i pazienti affetti da Covid 19, quando nessuno aveva idea di come avrebbe potuto essere l’epilogo. La cittadinanza, i politici e le direzioni tutte, hanno potuto vedere uomini e donne (il 70% donne) integre moralmente, leali che hanno combattuto e stanno combattendo una lunga ed ostinata guerra contro il Covid 19, combattendo anche, non volendo, una guerra sotterranea, contro i privilegi, la stoltezza, la stupidità e aggressioni (mai affrontati realmente).

Gli operatori sanitari, tutti, avrebbero preferito meno appellativi celebrativi, …ma più fatti costruttivi, che li facesse lavorare in condizioni migliori, …ma anche vicino agli affetti, senza farraginose interpretazioni.

Cordialmente.

Laura Rita Santoro
Nursing Up Lazio

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