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Ben 50.000 Infermieri Italiani scappati all’estero, mentre il Ministro Schillaci ne vuole reclutare altrettanti dall’India.

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Sono 50.000 gli Infermieri Italiani scappati all’estero. Il Ministro Schillaci ne vuole reclutare altrettanti dall’India per colmare le carenze.

Gli Infermieri Italiani che hanno deciso di lasciare il nostro Paese e andare a lavorare in Inghilterra, Germania, Francia, Svizzera e USA sono ben 50.000. Il Ministro della Salute Orazio Schillaci trova la soluzione a suo modo: ne vuole reclutare altrettanti dall’India, per rimpinguare le carenze nel SSN pubblico e nelle RSA.

Tutto ciò mentre gli Infermieri stranieri che lavorano in Italia in maniera stabile sono ben 25.000.

Schillaci trova la soluzione, a nostro avviso, meno opportuna per rimediare alla carenza di personale Infermieristico e non attiva alcuna programmazione/proposta per riportare in Italia chi ha deciso di fare carriere all’estero, motivato da stipendi più consistenti, riconoscimento reale delle competenze e uno stile di vita e professionale decisamente più dinamico.

L’Italia inizia a pensare ad accordi con altri Paesi, tra cui l’India e l’Albania, per rimpolpare gli organici infermieristici ormai ridotti all’osso. Tutto ciò mentre negli ultimi 4 lustri ha visto e vede sempre più professionisti sanitari (compresi i Medici) andarsene a lavorare altrove.

Ad esempio tra il 2000 e il 2021, così come chiariscono i dati OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, si sono spostati all’estero circa 47 mila infermieri, 50 mila se si calcola anche il 2022 e i primi 5 mesi del 2023.

Un dato allarmante e delle scelte ministeriali (comprese quelle dei predecessori di Schillaci) che non vanno affatto nella direzione sperata dalla professione e dai colleghi, che tutti i giorni continuano a parlare (e a ragione) di stipendi da fame, carriere costruite su determinate figure esclusive collegate a specifiche aree politiche, formazione post-universitaria da incubo e impossibilità tangibile di vedersi riconoscere (soprattutto economicamente) le competenza acquisite nella ricerca e nella pratica clinica.

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