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martedì, Marzo 19, 2024
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BPCO: Assistenza Infermieristica a Paziente con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva.

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L’Infermiere che assiste il Paziente con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) deve essere esperto e soprattutto competente. Il rischio è di creare danni ulteriori a chi è già compromesso spesso irrimediabilmente. Ecco il perché.

L’Assistenza Infermieristica al Paziente con BPCO è molto importante nel quadro del recupero o mantenimento clinico di chi che è affetto da Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva. In tanti la chiamano in gergo la “malattia dei fumatori”. E’ ad oggi, purtroppo, una delle patologie più invalidanti e con basso indice di regressione.

Il ruolo dell’Infermiere esperto e competente nella gestione di Pazienti con BPCO diventa pertanto fondamentale. I bisogni di salute di chi ne è affetto sono diversi e differenti da soggetto a soggetto.

La BPCO in pillole.

La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (conosciuta anche con l’acronimo BPCO) è la cosiddetta “malattia dei fumatori” (anche se ne soffrono diversi Pazienti che non hanno mai fumato, ma hanno lavorato in particolari ambienti e a contatto con polveri sottili). Si tratta di una infiammazione cronica delle vie aeree e del tessuto polmonare che, in maniera subdola e progressiva, provoca l’ostruzione parziale/totale dei bronchi e la conseguente limitazione del flusso aereo.

Cosa provoca e chi colpisce.

La riduzione del flusso di aria inspirata (ed espirata) è la conseguenza di una importante risposta infiammatoria all’inalazione prolungata non solo di fumo di sigaretta, ma anche di particelle sottilissime e di gas tattici (tipica anche dei falegnami, di chi lavora nella produzione di vernici o manipola cadmio, silicio, carbone e altri prodotti di derivazione industriale).

L’esposizione al fumo di sigaretta.

Sicuramente il fattore di rischio maggiore per i Pazienti è l’esposizione al fumo di sigaretta (sia attivo, sia passivo). Esso sottopone i bronchi ad una cronica irritazione e fomenta la produzione eccessiva e continua di muco. Questa condizione facilita lo sviluppo di:

  • bronchite e/o asma bronchiale e quindi infezioni delle vie aeree;
  • bronchiectasia (dilatazione innaturale dei bronchi);
  • distensione degli alveoli e cattivo funzionamento del surfactante;
  • enfisema, ovvero perdita di elasticità del tessuto polmonare, localizzata e diffusa

La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva secondo la scienza.

Prima di parlare dell’Assistenza Infermieristica a Paziente con BPCO vediamo cos’è questa patologia servendoci di quanto riportato dall’Istituto Superiore di Sanità (Epicentro).

La BPCO è una malattia dell’apparato respiratorio caratterizzata da un’ostruzione irreversibile delle vie aeree, di entità variabile a seconda della gravità.

La malattia (nota in inglese come Copd, Chronic obstructive pulmonary disease) è solitamente progressiva ed è associata a uno stato di infiammazione cronica del tessuto polmonare. La conseguenza a lungo termine è un vero e proprio rimodellamento dei bronchi, che provoca una riduzione consistente della capacità respiratoria.

Ad aggravare questo quadro clinico è l’aumento della predisposizione alle infezioni respiratorie di origine virale, batterica o fungina. Non esiste al momento una cura efficace, ma sono disponibili diversi trattamenti per controllare i sintomi e per evitare pericolose complicanze. Fondamentale è invece la prevenzione, per ridurre al minimo i fattori di rischio (fumo di sigaretta in primis).

I sintomi.

Prima della diagnosi, i due sintomi principali della Bpco sono la tosse e la dispnea, qualche volta accompagnati da respiro sibilante. Spesso la tosse è cronica, più intensa al mattino e caratterizzata dalla produzione di muco. La dispnea compare gradualmente nell’arco di diversi anni e nei casi più gravi può arrivare a limitare le normali attività quotidiane. In genere, queste persone sono soggette a infezioni croniche dell’apparato respiratorio, che occasionalmente provocano ricadute accompagnate da una sintomatologia aggravata. Con il progredire della malattia questi episodi tendono a divenire sempre più frequenti.

La diagnosi.

Il principale strumento diagnostico per la Bpco è la spirometria, che permette di misurare la capacità polmonare residua.

La malattia è stata classificata in quattro diversi STADI:

  • 0: soggetto a rischio, che presenta tosse cronica e produzione di espettorato. La funzionalità respiratoria risulta ancora normale alla spirometria;
  • 1: malattia lieve, caratterizzata da una leggera riduzione della capacità respiratoria;
  • 2: malattia moderata, caratterizzata da una riduzione più consistente della capacità respiratoria e da dispnea in caso di sforzo;
  • 3: malattia severa caratterizzata da una forte riduzione della capacità respiratoria oppure dai segni clinici di insufficienza respiratoria o cardiaca.

La gestione della malattia.

Non esiste una cura efficace per la Bpco che consenta di ripristinare la funzionalità respiratoria perduta. Esistono comunque tutta una serie di trattamenti per gestire la malattia e consentire di raggiungere i seguenti obiettivi:

  • prevenire la progressione della malattia;
  • ridurre i sintomi;
  • migliorare la capacità sotto sforzo;
  • migliorare lo stato di salute generale;
  • prevenire e trattare le complicanze;
  • prevenire e trattare l’aggravarsi della malattia;
  • ridurre la mortalità.

I farmaci più indicati per la Bpco sono i broncodilatatori, somministrati per via inalatoria, che sono in grado di dilatare le vie aeree e garantire così il maggior flusso possibile di aria. In caso di forme gravi o acute, si possono usare antinfiammatori potenti come cortisone e suoi derivati, evitandone però l’uso prolungato a causa dei pesanti effetti collaterali. Ai pazienti si raccomanda anche di vaccinarsi regolarmente contro malattie come l’influenza o la polmonite da pneumococchi, che potrebbero aggravare una funzionalità polmonare già fortemente compromessa.

Accanto ai farmaci, esistono altre possibilità terapeutiche, come per esempio l’ossigenoterapia, ovvero la somministrazione di ossigeno puro, e la ventilazione meccanica, che supplisce all’insufficiente attività respiratoria. Inoltre ai pazienti viene consigliato di controllare il peso, per non affaticare ulteriormente il sistema respiratorio, e di praticare una serie di esercizi specifici per tenere in attività i muscoli del respiro.

I fattori di rischio.

Esistono diversi fattori di rischio, alcuni individuali, altri di origine ambientale. Tra i fattori individuali, ci sono molti geni che si ritiene possano essere associati all’insorgenza della Bpco. Al momento, i dati più significativi in proposito sono quelli relativi al deficit di alfa1-antitripsina, una condizione ereditaria piuttosto rara caratterizzata dalla carenza di questa proteina epatica che normalmente protegge i polmoni. Ci sono poi alcune patologie respiratorie complesse che possono contribuire allo sviluppo della malattia, in particolare l’asma e l’ipersensibilità bronchiale.

Tra i fattori ambientali, numerosi studi indicano che il principale fattore di rischio per lo sviluppo della Bpco è il fumo di tabacco, in particolare quello di sigaretta (meno quello di sigaro e pipa), che accelera e accentua il decadimento naturale della funzione respiratoria.

Anche il fumo passivo può contribuire parzialmente allo sviluppo della malattia, in quanto favorisce l’inalazione di gas e particolato. Gioca un ruolo determinante anche l’esposizione a polveri, sostanze chimiche, vapori o fumi irritanti all’interno dell’ambiente di lavoro (per esempio silice o cadmio).

Altri fattori di rischio, seppure meno influenti, associati allo sviluppo della BPCO sono l’inquinamento dell’aria: non solo quello atmosferico causato da smog e polveri sottili, ma anche quello presente all’interno degli ambienti chiusi (provocato dalle emissioni di stufe, apparecchi elettrici, impianti di aria condizionata ecc.).

Infezioni respiratorie come bronchiti, polmoniti e pleuriti possono predisporre infine al deterioramento dei bronchi.

Il ruolo dell’Infermiere nella gestione del Paziente con BPCO.

In questo articolo andremo ad analizzare nello specifico il ruolo del Professionista Infermiere nella gestione del Paziente con BPCO.

Come recita il suo Profilo Professionale l’Infermiere è responsabile dell’assistenza generale infermieristica, che è di natura tecnica, relazionale ed educativa. Come deve comportarsi, ad esempio, in presenza di un Paziente con BPCO che ha superato la fase acuta della patologia e sta per essere dimesso? Sicuramente deve educarlo: riconoscimento precoce dei segni e sintomi di riacutizzazione; nuovi e corretti stili di vita; nuove abitudini alimentari e controllo periodico del peso (BMI); particolari accorgimenti nello svolgimento delle azioni quotidiane della vita; controlli periodici; non esposizione ai fattori di rischio; aderenza terapeutica.

La predilezione educativa dell’Infermiere entra in gioco nella gestione di questo genere di Paziente, che deve essere messo in grado di ritornare a vivere una esistenza il più autonoma possibile e formarlo per l’auto-gestione in sicurezza.

L’accertamento.

Nella fase dell’accertamento l’Infermiere è in grado di percepire e di indagare su alcuni elementi che potrebbero migliorare/peggiorare le condizioni di salute dell’assistito:

  • alterazione del gusto;
  • astinenza dal fumo o legame del paziente ad altre dipendenze (alcool, gioco, ecc.);
  • mancanza di interesse verso il cibo, ma anche verso il suo lavoro, gli hobby e la famiglia;
  • fase depressiva correlata alle nuove condizioni di salute o all’utilizzo di presidi medicali (ossigenoterapia, apparecchi acustici, occhiali, ecc.).

Tutti i fattori poco fa descritti, anche mediante l’aiuto di un eventuale caregiver, contribuiscono ad effettuare una attenta analisti dei dati raccolti durante la fase dell’accertamento e giungere ad un Piano di Assistenza Infermieristica basato sulle reali esigenze di salute della persona.

Piano assistenziale tipo.

Seguendo le indicazioni della Carpenito è possibile mettere in piedi un ottimo Piano di Assistenza Infermieristica a Paziente con BPCO.

Modello bifocale di Lynda Juall Carpenito. Come pianificare l’Assistenza Infermieristica

Per Capenito l’Infermiere è in grado di enunciare:

  • una Diagnosi Infermieristica (in autonomia);
  • un Problema Collaborativo (in collaborazione con altri professionisti sanitari).

Esempio di Piano di Assistenza Infermieristica a Paziente con BPCO.

Siamo di fronte al caso del Signor Arturo. Ha 50 anni ed è sottopeso (indice BMI di 17). Lavora in banca, fuma da anni e gli viene diagnosticata per la prima volta la BPCO dopo una fase acuta durata un mese e il suo ricovero coatto in Medicina d’Urgenza, dopo un passaggio in ambulanza al Pronto Soccorso dell’ospedale della sua città.

L’uomo è nella fase del superamento dell’acuzie e della dimissione dal nosocomio.

Dati rilevati sul Paziente:

  • Laurea triennale e due master;
  • Sottopeso;
  • Fumatore da 30 anni;
  • Ignaro delle conseguenze del fumo e della BPCO;
  • Pigro nelle attività fisiche;
  • Non formato nel riconoscimento di segni e sintomi della BPCO in fase acuta.

Cosa farà l’Infermiere.

La cosa che può fare l’Infermiere è educare il Paziente. Nello specifico esso:

  • identificherà i segni e sintomi delle complicanze acute (ad esempio: dispnea; turgore delle giugulari; aumento della frequenza respiratoria e successiva diminuzione; tosse persistente, spasmodica e/o umida; respiro sibilante; astenia; presenza di cardiopalmo; alterazioni dello stato di coscienza, edemi periferici);
  • identificherà, allo scopo di correggerli, i fattori di rischio (ad esempio: fumo, gas tossici, polveri sottili, dieta, attività fisica, ambienti non umidificati;
  • sarà compilante, ovvero aderirà alla terapia prescritta dal Medico Pneumologo (ad esempio broncodilatatori, corticosteroidi per via inalatoria, ossigenoterapia ed altri);
  • dimostrerà di aver appreso le tecniche per una buona cura della propria persona (ad esempio eseguirà la corretta igiene del cavo orale e gestirà quindi il rischio di insorgenza di infezioni dello stesso o delle vie respiratorie superiori).

Esempio di pianificazione assistenziale di matrice infermieristica.

Quella che andremo ad enunciare una Diagnosi Infermieristica e a sviluppare è un Piano di Assistenza Infermieristica standard, che deve essere preso solo a mo’ di esempio e che non è calzante su tutte le tipologie di Pazienti. Ogni piano deve essere personalizzato sull’Assistito.

La Diagnosi Infermieristica. 

Inefficace autogestione della salute, correlata a complessità del regime terapeutico e conoscenze insufficienti che si manifesta con dichiarata difficoltà a gestire il trattamento della Patologia e la prevenzione delle complicanze immediate e tardive.

L’Obiettivo.

Il Paziente conoscerà e metterà in atto i comportamenti necessari per la gestione della patologia e per la prevenzione di recidive o complicanze entro la dimissione dalla Medicina d’urgenza.

La Pianificazione interventi.

Sono diversi gli interventi educativi da mettere in piedi per il nostro Paziente:

  1. insegnare a gestire correttamente la dispnea;
  2. insegnare a gestire in modo appropriato lo stato nutrizionale;
  3. insegnar a gestire correttamente le vie aeree e insegnare tecniche di liberazione delle stesse;
  4. insegnare a smettere di fumare attraverso opportune strategie consolidate dalla scienza;
  5. insegnar ad usare correttamente i nebulizzatori;
  6. insegnare ad assumere correttamente la terapia farmacologica, non escluso l’ossigeno;
  7. insegnar a gestire correttamente i ritmi circadiani;
  8. insegnare al Paziente a riconoscere i dati disfunzionali, riferendoli al medico in caso di bisogno;
  9. insegnar tecniche di igiene corretta delle mani;
  10. insegnare l’auto-rilevazione dei parametri vitali.

L’Attuazione degli interventi.

  • igiene corretta delle mani;
  • lezioni frontali, opuscoli informativi, siti internet e App con cui insegnare ad evitare l’esposizione a fumo, allergeni, gas patogeni, polveri sottili, temperature molto alte o molto
    basse;
  • tosse e respirazione diaframmatica;
  • areare gli ambienti casalinghi o in ufficio;
  • assumere posizioni confortevoli;
  • tecniche di rilassamento e distrazione;
  • attività di vita quotidiana, se possibile;
  • dilazionare lungo l’arco della giornata delle varie attività da eseguire, programmando periodi di riposo fra una e l’altra anche attraverso risorse tecnologiche messe oggi a disposizione da APP e siti web specializzati;
  • dieta opportuna (ricca di lipidi e proteine, povera di carboidrati; 2 litri di acqua al giorno);
  • disinfezione opportuna dei presidi medicali per la respirazione assistita o coadiuvante;
  • rilevazione giornaliera dei Parametri Vitali.

La Verifica.

Il Paziente conosce e mette in atto i comportamenti necessari per la gestione della BPCO e per la prevenzione di recidive o complicanze.

Bibliografia e Sitografia.

  • Lynda Juall Carpenito-Moyet, Piani di assistenza infermieristica e documentazione, Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 2015;
  • Il mio respiro: Cos’è la BPCO (LINK);
  • Istituto Superiore di Sanità – Epicentro: Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (LINK).

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Dott. Angelo Riky Del Vecchio
Dott. Angelo Riky Del Vecchiohttp://www.angelorikydelvecchio.com
Nato in Puglia, vive e lavora in Puglia, Giornalista, Infermiere e Scrittore. Già direttore responsabile di Nurse24.it, attuale direttore responsabile del quotidiano sanitario nazionale AssoCareNews.it. Ha al suo attivo oltre 15.000 articoli pubblicati su varie testate e 18 volumi editi in cartaceo e in digitale.
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