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Wound Care e medicazioni al Miele: gestire le lesioni cutanee sostenendo la guarigione e il minimo impatto cicatriziale.

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Oggi torniamo a parlare di Wound Care e di medicazioni al Miele. Come gestire le lesioni cutanee sostenendo la guarigione e il minimo impatto cicatriziale?

E’ noto fin dall’antichità che il Miele è in grado di favorire il processo di riparazione delle lesioni cutanee, sostenendo la guarigione mediante la formazione di una minima cicatrice. Nella medicina tradizionale l’uso del miele veniva utilizzato per curare le infezioni ed è uno dei più antichi rimedi medicinali considerati importanti nel trattamento di diversi disturbi umani.

Il primo utilizzo in campo medico è stato proprio nel processo di guarigione delle ferite.

Il primo riferimento scritto che riporta il suo utilizzo risale al 2100-2000 a.c. su, una tavoletta sumera, che ne menziona l’uso sia come droga che come unguento.

Aristotele (384-322 a.C.), parlando di mieli diversi, si è riferito al miele pallido come “buono come un balsamo per gli occhi irritati e ferite”.

Il miele era usato per curare ferite e disturbi intestinali dagli antichi Egizi, Assiri, Cinesi, Greci e persino Romani.

Un antico testo egizio, il “Papiro Smith” (datato tra il 2600 e il 2200 a.C.), prescrive un miscela di miele e fibre vegetali come trattamento per le ferite.

Nell’antica Roma, lo storico Plinio scrive sull’utilizzo del miele in campo medico.

È composto principalmente da:

  • zucchero (circa il 76%);
  • acqua (meno del 20%);
  • altri ingredienti.

Il contenuto di zucchero è responsabile delle principali caratteristiche del miele (dolcezza). La maggior parte dei carboidrati presenti sono monosaccaridi, con più quota di fruttosio presente che di glucosio. Il saccarosio è il terzo monosaccaride più comune trovato nel miele. Gli altri disaccaridi sono presenti in piccolissime quantità e sono: il maltosio, l’isomaltosio, la nigerosa, il turanosio e il maltulosio.

Foto 1: Composizione del Miele Medicale.
Foto 1: Composizione del Miele Medicale.

Gli zuccheri ed altri componenti del Miele possono cambiare durante la conservazione.

Alcuni di questi prodotti di degradazione dello zucchero, come:

  • 2-acetilfurano;
  • isomaltolo;
  • 3,5-diidrossi-2-metil-5,6-diidropiran-4-one;
  • maltolo;

si formano se esposti al calore in presenza di aminoacidi.

Il suo contenuto di umidità è una delle sue caratteristiche più importanti in grado di influenzare le proprietà fisiche come la viscosità e la cristallizzazione oltre ad altri parametri, tra cui:

  • il colore;
  • il sapore;
  • il gusto;
  • il peso specifico;
  • la solubilità;
  • la conservazione.

Il miele è costituito anche da altre sostanze, come:

  • proteine (enzimi);
  • acidi organici;
  • vitamine (soprattutto vitamina B6, tiamina, niacina, riboflavina e acido pantotenico);
  • minerali (incluso calcio, rame, ferro, magnesio, manganese, fosforo, potassio, sodio e zinco);
  • pigmenti;
  • fenolico composti;
  • una grande varietà di composti volatili;
  • particelle solide derivate da raccolta del miele.

Quando si crea una lesione (acuta, cronica o chirurgica) viene meno l’integrità del tessuto cutaneo.

Oggi abbiamo a disposizione una serie di medicazioni a base di miele che ci supportano nel processo di riparazione.

Considerando il miele un prodotto della natura, le sue attività medicamentose non sono ritenute:

  • citotossiche;
  • istiolesive.

Le proprietà curative del miele sono diverse. Offre un’attività antibatterica, mantiene una condizione umida della lesione e la sua alta viscosità aiuta a fornire una barriera protettiva per prevenire le infezioni. Oltre ad avere una proprietà immunomodulante.

Le proprietà antibiotiche del miele sono prevalentemente associate a due fattori:

  • inibizione della crescita microbica da parte del perossido di idrogeno (H2O2 a lento rilascio 3×1000), prodotto dall’attività degli enzimi (ad es. glucosio ossidasi- GOX);
  • inibizione della crescita microbica attraverso l’attività non perossido. Queste attività non perossido si basano principalmente sull’azione di fenoli complessi e degli acidi organici indicati come flavonoidi. Queste attività antibatteriche si basano sulla fonte floreale raccolta dalle api mellifere e quindi non sono presenti in tutti i prodotti a base di miele.

In pratica il miele genera H2O2 quando viene diluito, a causa dell’attivazione dell’enzima glucosio ossidasi che ossida il glucosio in acido gluconico (responsabile del ph) e H2O2 (a lento rilascio fino a 48 ore), attribuendone l’attività antimicrobica.

L’attività antimicrobica dovuta alla produzione enzimatica di perossido d’idrogeno in una concentrazione non istiolesiva è determinata dai livelli di glucosio ossidasi, sintetizzata dall’ape e dalla catalasi originaria dal polline dei fiori ed altri componenti fitochimici (non perossido componenti) come il metilgliossale (MGO).

Il suo meccanismo può essere correlato al basso livello di pH e al suo alto contenuto di zucchero (alta osmolarità) a sufficienza da ostacolare la crescita dei microbi.

Il miele è tipicamente acido, con un pH compreso tra 3,2 e 4,5, abbastanza basso da essere inibitore di diversi batteri patogeni.

I valori minimi di pH per la crescita di alcuni batteri patogeni comuni sono: E. coli (4.3), Salmonella spp. (4.0), P. aeruginosa (4.4), S. pyogenes (4.5).

Un recente studio che esamina le proprietà antimicrobiche del miele in vitro, ha scoperto che H2O2, MGO e un peptide antimicrobico prodotto dalla ghiandola ipofaringea delle api chiamato bee defensin-1, sono i meccanismi distinti coinvolti nel attività battericida del miele.

Poiché stanno aumentando le resistenze batteriche agli antibiotici, l’utilizzo del miele medicale può essere una strategia alternativa che lo porta ad una sua rivalutazione nell’ambito del Wound care. La resistenza microbica al miele non è mai stata segnalata, il che lo rende un agente antimicrobico topico molto promettente contro l’infezione di batteri resistenti agli antibiotici (ad es. MDR S. maltophilia) nel trattamento delle ferite croniche e nelle infezioni che non rispondono alla terapia antibiotica.

Infatti, il miele medicale ha il potenziale per essere una profilassi antibatterica topica per la sua attività battericida ad ampio spettro.

Sappiamo anche che il miele contiene lisozima, che è un potente agente antimicrobico.

Di seguito sono riportati tutti gli autori che hanno sviluppato studi sull’attività antibatterica del miele.

Honey: its medicinal property and antibacterial activity Manisha Deb Mandal1, Shyamapada Mandal2* 1Department of Physiology and Biophysics, KPC Medical College and Hospital, 1F Raja S C Mallick Road, Jadavpur, Kolkata-700 032, India 2Department of Zoology, Gurudas College, Narkeldanga, Kolkata-700 054, India.
Honey: its medicinal property and antibacterial activity Manisha Deb Mandal1, Shyamapada Mandal2* 1Department of Physiology and Biophysics, KPC Medical College and Hospital, 1F Raja S C Mallick Road, Jadavpur, Kolkata-700 032, India 2Department of Zoology, Gurudas College, Narkeldanga, Kolkata-700 054, India.

Vediamo le sue principali caratteristiche.

La viscosità del miele (che varia a seconda del tipo di miele utilizzato) permette al miele di costituire una barriera protettiva che previene le infezioni delle lesioni. L’alto contenuto di zuccheri può migliorare la nutrizione locale delle zone danneggiate.

Controllo dell’odore. Il miele facilita la deodorizzazione delle lesioni infette, in quanto fornisce ai batteri un’alternativa al metabolismo degli amminoacidi e delle cellule morte.

PH. Il basso pH del miele potrebbe aiutare a creare e a mantenere condizioni ottimali per i fibroblasti, che richiedono un ambiente acido per l’attività di migrazione e organizzazione del collagene.

H2O2. Il miele produce H2O2, che può essere pericoloso per cellule e tessuti in quantità eccessive, ma a concentrazioni fisiologiche, questo perossido di idrogeno agisce come un “messaggero” che modula le diverse vie di segnalazione cellulare coinvolte nella riparazione delle lesioni. Esistono vari dati che indicano che i tassi di produzione di H2O2 nel miele possono variare notevolmente. L’H2O2 prodotto esercita una attività batteriostatica e degradante del DNA delle cellule batteriche. Gli effetti dannosi che influenzano la sensibilità batterica vanno dallo stress ossidativo, intervenendo nella fase di crescita e sulla loro strategia di sopravvivenza (non formazione di spore rispetto a spore specie formanti) e dalla modulazione effettuata dagli altri componenti presenti nel miele.

La fase infiammatoria è cruciale nel processo di riparazione delle lesioni.

Il miele è in grado sia si promuovere che di reprimere il processo infiammatorio. Con la pletora dei suoi componenti è in grado di stimolare o inibire il rilascio delle citochine, dei monociti e dei magrofagi in base alle condizioni della lesione. Allo stesso modo, può ridurre o attivare la produzione di specie reattive dell’ossigeno in base al microambiente della lesione.

La sua attività antinfiammatoria è determinata dalla presenza nel miele di antiossidanti e dei Flavonoidi che sono acidi organici. Un alto livello di queste due sostanze riesce a neutralizzare l’azione dei radicali liberi, inibire la progressione della fase infiammatoria ed agevolare la transizione verso la fase proliferativa.

La sua attività immunomodulante è molto complessa in quanto vengono coinvolti i vari componenti del miele, presenti in quantità variabili.

Negli studi che hanno indagato sugli effetti del miele sulla biologia delle cellule cutanee, si è visto che hanno uno scarso effetto tossico sui cheratinociti e sui fibroblasti. Inoltre osservando i comportamenti delle cellule durante la migrazione (replicazione) si è visto un marcato aumento della capacità rigenerativa delle cellule promuovendo la riepitelizzazione durante il processo di transizione epiteliale-mesenchimale (EMT).

La matrice extracellulare a mostrato attraverso l’attività dei cheratnociti un’aumentata produzione di MMP come di MMP-9 (Metalloproteasi) influenzando la produzione di collagene di tipo IV.

Pertanto il miele medicale è un’ arma utile in tutte le fasi del TIME (dal Marzo 2019 TIMERS) nella WBP, ed un possibile e valido alleato alla lotta contro le resistenze antibiotiche.

Quando la natura scende in campo per aiutare il Wound Care.

Servizio di Alessandra Vernacchia, Ivan Santoro, Sonia Silvestrini

Leggi anche:

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