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venerdì, Aprile 19, 2024
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Sul Coronavirus dovremmo confessare le nostre ignoranze.

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Sicuro che conosciamo tutto, ma proprio tutto, sul Coronavirus e sulla Pandemia Covid-19 in atto? Ecco le nostre perplessità.

Quando all’inizio della pandemia nemmeno si sperava in una disponibilità così a breve termine di un vaccino (vantaggio reso possibile grazie alla cooperazione scientifica internazionale, dalla mappatura del genoma del virus SarsCov2 in poi), e tanto meno se ne immaginavano addirittura diverse tipologie per la medesima entità biologica (fatto di per sé alquanto emblematico), il senso di smarrimento era dominante e le persone in lock-down andavano sui balconi a fare cose che prima mai nessuno avrebbe immaginato e che poi mai più nessuno ha replicato (slogan compresi) …

Poi però quando i vaccini sono arrivati, siamo passati da una aura (e forse un po’ falsa) “universalistica solidarietà” alla creazione di fazioni da contrade del palio, fatto che la dice lunga su quanto questa società sia davvero coesa su valori e nozioni che nel terzo millennio stupisce molto producano temi di discussione tutto sommato tanto inutili quanto indicativi di una povertà culturale che continua – più di ogni altra cosa – a sconvolgere.

Ciò che invece non dovrebbe sconvolgere più di tanto sono le grandi lentezze organizzative tipiche di sistemi (politici, ed anche sanitari) che vorremmo fossero il più democratici possibile, dimenticando quanto farraginosi siano i processi democratici in sé, specialmente quando non siano supportati da un opportuno grado di omogeneo sviluppo non soltanto economico ma soprattutto sociale e culturale; è inutile titolarsi un sistema democratico se poi quel sistema risulti unicamente utile a creare discussioni inutili, disuguaglianze e caos (ci perdonerà il Presidente Mattarella, che vorrebbe dare meno voce a chi non segue la scienza, senza prima interrogarsi sul perché certa politica – che ora si affanna a proporre un suo successore al “Colle” – sia riuscita a creare una popolazione così disaffezionata ai temi della scienza, Charles Darwin in primis (cfr: le “Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati nella scuola secondaria di primo grado” , del 2004), e più affezionata a ben altri assai discutibili personaggi televisivi [1] , cui pure si insiste a concedere, senza remora alcuna, ogni spazio …) .

Ciò che dovrebbe stupire forse più di tutto (ma evidentemente non ha stupito), in un contesto di per sé certamente difficile perché poco noto, è il grado di competenza con cui si sono affrontate le criticità: se riflettiamo sul fatto che gli intenti teoretici iniziali perseguivano l’immunità di gregge (concezione ora completamente abbandonata, perché inservibile in codesta pestilenza; i dati ufficiali quotidianamente diffusi lo confermano) e che si sono attuate strategie da medioevo: mascherine (che sarebbe stato molto meglio costruire con materiali naturali e non sintetici) e distanziamento sociale …

, ebbene verrebbe da interrogarsi sulle competenze – addirittura degli specialisti della materia – che forse soltanto oggi possiamo verificare fossero non del tutto adeguate al tipo di contingenza presentatasi: a quanto pare solo recentemente un ridotto numero di stati (Cina in pole position non a caso) sono riusciti ad implementare interventi sanitari anti-covid efficaci.

Il livello comunicativo è venuto drammaticamente meno in quanto ad autorevolezza e non si è più potuto nemmeno approfittare della possibilità di spiegare la semplice – ma essenziale – differenza tra la circolazione del virus in una popolazione completamente protetta da un farmaco (tale è il vaccino) e quella di una popolazione parzialmente o completamente non difesa da tale dispositivo. In sintesi: se abbiamo un così alto numero di non vaccinati (in Italia sono circa 7,6 milioni di residenti) dovremmo domandarci quali siano le concause remote sottendenti un tale ingiustificabile scetticismo misto a negazionismo ed ideologica combattività.

Anche un livello di coerenza è completamente mancato: prima della produzione dei vaccini si affermava pressoché coralmente che le aziende farmaceutiche avrebbero immesso i farmaci nel mercato al solo prezzo di costo; invece si è assistito ad una corsa per la conquista del primato (e dei connessi proventi) forse solo in subordine a quella dell’era spaziale.

Da sorvolare l’autentica baraonda ingenerata sui green pass e tamponi, similmente dipendente da diffusissima disinformazione mista ad ignoranza di fondo.

Infine, premesso che mai sia accaduto nella storia che siano state completamente corrisposte le c.d. “riparazioni” conseguenti ai debiti di guerra (stia serena la Cina … ), e che mai prima d’ora sia sussistita una tale ridda di studi scientifici che ne sconfessa un’altra (altro elemento emblematico), l’ultima verità – ancora non pervenuta – su cui sarebbe quanto meno dovuto ed opportuno riflettere è quella della vera origine del Coronavirus, ove il motivo principale di notazione stia proprio nelle peculiarità di insorgenza, diffusione e resistenza dell’agente scatenante.

Visto che ormai anche personalità di altissimo livello si siano rassegnate ad ammettere che «Prima o poi si contageranno tutti» [2], il che epidemiologicamente equivale ad una débâcle, risulta alquanto evidente che potrebbe essere presa meglio in considerazione una origine quanto meno “contraffatta” del virus (ossia ingegnerizzata), così come svariata platea scientifica [3] è già pronta ad asserire ed effettivamente asserisce [4].

Se due anni di disagio mondiale non sono riusciti ad insegnarci che forse eravamo ignoranti sui rischi della ricerca e sperimentazione scientifica, sulle nostre competenze (che non possono fare balzi da gigante senza un adeguato tempo), che non diamo la giusta importanza ad un pure minimo acculturamento scientifico di massa, in un mondo in cui gli smartphone sono certamente più numerosi di una popolazione mondiale ignara di cosa c’è dentro e come funziona, allora significa che non siamo cittadini pienamente meritevoli di vivere in questo tempo.

[1] LINK;

[2] LINK;

[3] LINK;

[4] LINK.

Dott. Calogero Spada
Dott. Calogero Spada
Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (Bari, 1992), perfezionato in Neuroradiologia (Bari, 2001), Laureato Magistrale (Pavia, 2015), Master II liv. in Direzione e Management (Casamassima – BA, 2017) e di I liv. in Coordinamento (Castellanza – VA, 2011); dal 2017 guest blogger e web writer in sanità.
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