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giovedì, Aprile 25, 2024
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Nursing Up: «Infermieri italiani in ginocchio senza degno adeguamento stipendio».

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Il presidente nazionale De Palma: «Le risorse costituite in disponibilità per il contratto non sono più sufficienti! Gli infermieri italiani rischiano di finire in ginocchio senza un degno adeguamento di stipendio».

«Intervenire prima che sia troppo tardi, avviando un proficuo tavolo di confronto che coinvolga, indistintamente, tutte le parti in causa, con in primo luogo il Governo, chiamato, in questo frangente più che mai, ad assumere una posizione di grande responsabilità.

È giunto il tempo di prendere decisioni cruciali, allo scopo di agire prontamente per mettere a disposizione del nascente contratto della Sanità nuove e congrue risorse.

Tutti dobbiamo fare la nostra parte e siamo ancora in tempo per trasformare questo contratto in uno strumento di svolta per i nostri professionisti della salute».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

Un appello, senza mezzi termini, che è diretto anche a tutte le organizzazioni sindacali coinvolte nella delicata trattativa del rinnovo del contratto della sanità.

Perché non possono esistere sigle e bandiere

né divisioni di sorta, in un frangente del genere, in cui l’aumento dell’inflazione e i rincari dei beni di prima necessità che muovono l’economia delle famiglie e il mondo del lavoro, quali benzina, corrente elettrica e gas, nonché le attuali delicate contingenze geopolitiche, ci obbligano, moralmente e fattivamente, tutti, a trovare una soluzione per sostenere i professionisti della sanità, gli uomini e le donne che devono combattere ogni giorno per tutelare la nostra salute», continua De Palma.

Da una parte, quindi, il Nursing Up chiede che, nell’immediato, gli esponenti del Governo agiscano di concerto anche con i massimi rappresentanti delle Regioni, con il Presidente Fedriga, e il Presidente del Comitato di Settore Caparini, e che tutti si attivino per un proficuo confronto, al fine di trovare una degna soluzione.

Non possiamo continuare a ignorare le nefaste conseguenze che negli ultimi giorni, frutto anche di pericolose speculazioni (nel caso della benzina), si stanno abbattendo sul costo della vita.

I prezzi degli alimenti di prima necessità stanno salendo alle stelle a causa degli aumenti energetici, le materie prime, dove non scarseggiano, arrivano a toccare rincari impensabili.

Si guardi al caso del pane, con picchi fino a 9 euro in molte in città del nord: inimmaginabile sostenere questi costi per la maggior parte degli italiani.

Le famiglie sono in ginocchio

perché intanto gli stipendi, compresi quelli degli infermieri e delle altre professioni sanitarie, sono fermi al palo da troppo tempo.

Ora, più che mai, occorre individuare la modalità più concreta per inserire nuove risorse economiche a disposizione del nascente contratto della sanità.

Le risorse costituite in disponibilità per il contratto non sono più sufficienti!

Il rischio concreto è che gli aumenti previsti dal contratto in corso d’opera, alla luce di quanto sta accadendo nella nostra economia, potrebbero trasformarsi in una pericolosa bolla di sapone, destinata a breve vita, che ci lascerebbe con un triste nulla di fatto nelle mani.

Non dimentichiamo

poi, che le Regioni hanno pagato il duro scotto dei due anni di emergenza e che le nostre strutture ospedaliere escono con le ossa rotte da quella che finalmente sembra, ce lo auguriamo, la conclusione di un incubo.

Le stesse Regioni lamentano la delicata situazione dei bilanci, a causa dei costi sostenuti per la gestione della pandemia, che di fatto non hanno trovato adeguata copertura».

«In questo marasma, conclude De Palma, con un contratto in discussione che, tolte le indennità specifiche ed aggiuntive, cioè quelle che il personale sanitario si è guadagnato sul campo in tempo di pandemia, non si discosta molto dal 5% di aumento, non possiamo dimenticarci dei nostri infermieri e professionisti della salute, che rappresentano più del 70% del comparto della sanità.

Il loro stipendio è fermo al palo da anni e la media delle nostre retribuzioni è sempre agli ultimi posti in Europa. Governo e Regioni non possono non tenere conto che da questo contratto, più che mai, dipende la serenità di tante professioni della salute e con essa quella di tante nostre famiglie».

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