In migliaia in marcia a Torino per salvare la sanità pubblica. Medici, Infermieri, OSS, Psicologi, Biologi e Professioni Sanitarie. All’unisono chiedono fondi stipendiali e assunzione personale.
Successo per l’iniziativa promossa dal Comitato per il diritto alla tutela della salute e alle cure, formato da ben 60 associazioni, tra cui Anaao, Trinunale Diritti del Malato, Ordini dei Medici, Ordini degli Psicologi, Ordine dei Biologi, Ordine degli Infermieri e i sindacati Nursing Up, Nursind e Cgil.
Come riferito anche da altre testate il corteo è partito da Piazza Carducci e si è diramato lungo la città di Torino fino a culminare al Palazzo della Regione in via Nizza.
I sindacati hanno lamentato la mancanza di fondi per incrementare gli stipendi e per assumere altro personale: “grazie al PNRR ci sono i soldi per cambiare il futuro della sanità piemontese e nazionale. Se non lo si vuole fare è per scelta politica in un paese in cui è raddoppiato il numero di cittadini che ricorre a cure private a pagamento, mentre molti ormai ci rinunciano”.
L’iniziativa, secondo gli organizzatori, intende essere uno stimolo anche per sollevare la questione sanitaria a livello nazionale, in un paese in cui è prevista nei prossimi 5 anni la diminuzione degli investimenti nella sanità pubblica passando dal 6,7% del pil al 6,2 % quando in altri paesi sono stati aumentati anche oltre il 10%.
“Alla base di tutto c’è una cronica mancanza di personale di almeno 9.000 professionisti in Piemonte tra cui 2.000 dirigenti medici ospedalieri e medici di Medicina Generale e 7.000 professionisti (di cui 4.000 infermieri) oltre ad altri 2.000 operatori per far funzionare le Case della Salute e gli ospedali di comunità finanziati dal Pnrr” – aggiungono i sindacati.
Nel corso della amrcia sono previste anche esercitazioni di rianimazione blsd su un manichino, per mostrare quanto dura e quanto sia faticoso cercare di salvare una persona senza arrendersi. Un atto che nelle intenzioni di medici e infermieri vuole essere di alto valore simbolico in quanto il manichino non ha volto né nome, a simboleggiare che nel pubblico non si guarda in faccia a nessuno e non si fa selezione come nel settore privato.
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