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Medici e Infermieri sotto accusa per Paziente di 56 anni deceduta per un malore in Puglia mentre tornava a casa dal PS.

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Medici e Infermieri dell’Ospedale di San Severo sotto accusa dopo il decesso di una Paziente di 56 dal Pronto Soccorso. Era stata mandata a casa in affidamento al Medico di Famiglia. La famiglia chiede inchiesta.

La trasportano all’ospedale in codice rosso, per una presunta “sindrome neurologica acuta“, salvo rimandarla a casa in tarda serata, ma mezzora dopo, durante il viaggio di ritorno verso la sua abitazione, la coglie nuovamente un malore e questa volta non le lascia scampo. La Paziente di 56 è deceduta senza per cause ancora ignote, la famiglia ora chiede inchiesta alla Procura della Repubblica di Foggia.

Dito puntato contro Medici e Infermieri che l’hanno gestita della fase emergenziale in ospedale. A darne notizia sono i colleghi di StatoQuotidiano.it.

Riscontrando prontamente l’esposto presentato dai familiari della vittima, assistiti da Studio3A-Valore S.p.A., la Procura di Foggia, per il tramite del Pubblico Ministero, dott.ssa Giulia Falchi, ha aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo, per ora contro ignoti, per l’improvviso decesso di A. R. D. B., una donna di soli 56 anni, di San Paolo di Civitate, avvenuto lunedì 4 gennaio 2021 dopo essere stata dimessa dall’ospedale “Teresa Masselli Mascia” di San Severo.

Il Sostituto Procuratore ha altresì disposto l’esame autoptico sulla salma incaricando a tal fine quali consulenti tecnici d’ufficio il prof. Biagio Solarino, medico legale, e il prof. Francesco Bruno, specializzato in Anestesiologia e Rianimazione: l’incarico è stato conferito stamani, venerdì 8 gennaio 2021.

Alle operazioni peritali, effettuate a seguire e ultimate nella tarda mattinata, ha partecipato anche la dott.sssa Natascha Pascale, medico legale di parte messo a disposizione da Studio 3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui il marito e le figlie della vittima si sono affidate per fare piena luce sui fatti, attraverso il responsabile per la Puglia, Sabino De Benedictis.

La tragedia, come detto, si consuma il 4 gennaio. La donna poco dopo mezzogiorno, mentre si trova a casa, accusa un improvviso malore: perdita di sensi, vomito, difficoltà a parlare.

Il marito allerta subito il 118 e la paziente viene trasportata in ambulanza al “Masselli”, dove accede alle 13.35 in codice rosso con diagnosi “sindrome neurologica acuta” e in stato “soporoso”.

La cinquantaseienne, dopo un primo “screening” al Pronto Soccorso, viene sottoposta a una serie di visite ed esami in altri reparti: Anestesia e Rianimazione, presso la Neurologia degli ospedali riuniti di Foggia, nella Patologia Clinica di nuovo al Masselli.

Alle 19.25 da San Severo contattano la Neurologia di Foggia e di San Giovanni Rotondo, evidentemente per ricoverare A. R. D. B., ma non c’è disponibilità di posti letto: la paziente intanto viene descritta come “vigile ma agitata”. Così, alle 22.24, la dimettono con affidamento al medico curante e con codice di dimissione “verde”, ossia “urgenza minore”, prescrivendole solo di continuare la sua terapia farmacologica per le patologie (non fisiche) di cui soffriva.

Le due figlie dunque la riaccompagnano a casa ma la loro auto fa appena a tempo a giungere nel centro di San Paolo di Civitate che la mamma viene colpita da un altro malore e i soccorsi sono vani: alle 22.58 ne viene certificato il decesso.

Sconvolti dal dolore, non riuscendo a capacitarsi dell’accaduto e, soprattutto, non comprendendo le ragioni di quelle dimissioni dall’ospedale rilevatesi, con il senno di poi, quanto meno affrettate, i congiunti della vittima hanno deciso di andare fino in fondo per capire cosa sia successo e, soprattutto, se la loro cara si sarebbe potuta salvare con una diversa gestione del suo caso da parte dei sanitari che l’avevano avuta in cura fino a pochi minuti prima.

Il marito e le figlie si sono dunque affidate a Studio3A ed è stato presentato un esposto chiedendo all’autorità giudiziaria di effettuare i dovuti accertamenti per verificare eventuali profili di responsabilità nel decesso in capo ai medici.

Si è così arrivati all’apertura di un fascicolo e al conferimento della perizia medico legale, le cui conclusioni, attese tra 60 giorni, saranno ovviamente fondamentali per fornire le prime risposte.

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