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L’Infermiere, il Medico, l’OSS e il Carcerato.

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L’Infermiere, il Medico, l’OSS e il Carcerato. Cosa accade e come vengono gestiti i detenuti negli istituti penitenziari italiani?

Ci siamo intrufolati qualche giorno fa presso uno dei più importanti ed affollati carceri del Sud Italia. Lo abbiamo fatto offrendo il nostro supporto di Infermieri alla struttura detentiva, dove da tempo mancano professionisti della salute e quelli che vi lavorano sono spesso in infortunio (non raro in questo ambito assistenziale) o in malattia (per burnout e stress lavorativo).

Lo abbiamo fatto per due motivi, per lo spirito “missionario” che è parte integrante del nostro essere Infermieri e per renderci conto di quello che sta realmente accadendo in un settore dell’assistenza spesso dimenticato o trascurato dalle aziende sanitarie.

Nel corso della nostra esperienza in carcere abbiamo scoperto un vero e proprio micro-mondo, una realtà tutta differente da quella esterna agli istituti di pena, dove le regole valgono fino ad un certo punto e dove i codici deontologici si cozzano con la cruda realtà.

Nel carcere che in cui abbiamo prestato la nostra opera vi sono circa 600 detenuti, alcuni in attesa di sentenza definitiva, altri già stanziali da anni e anni. La struttura è suddivisa in più nuclei penitenziari ed ha al suo interno anche un’area riservata ai detenuti psichiatrici (tra cui rei di pedofilia e di abusi sessuali) e un’area riservata alle donne.

La struttura sanitaria in carcere.

Nel carcere di riferimento, così pure nel resto di quelli ubicati in varie aree dello stivale italico, vi è una tecno-struttura ben costituita e formata da:

  • Medici generici (in convenzione con SSR);
  • Medici specialisti (ortopedici, odontoiatri, ginecologi, radiologi, dietologi, psichiatri in convenzione con SSR);
  • Infermieri (dipendenti ASL o in regime di Libera Professione);
  • Operatori Socio Sanitari (dipendenti ASL);
  • Tecnici sanitari (dipendenti ASL o in regime di Libera Professione);
  • Fisioterapisti (dipendenti ASL o in regime di Libera Professione);
  • Psicologi (dipendenti ASL o in regime di Libera Professione);
  • altre figure.

Tutti devono continuamente interagire con le Guardie Carcerarie, che stabiliscono le tempistiche e gli accessi ai vari ambiti detentivi. Tutti devono osservare i regolamenti scritti e non scritti di un istituto.

L’Infermiere ad esempio, così come il Medico, non possono muoversi liberamente. La somministrazione della terapia avviene continuamente sotto le telecamere e il professionista sanitario o socio-sanitario deve continuamente avere un atteggiamento empatico e al tempo stesso distaccato nei confronti dei detenuti.

Squadra assistenziale da riqualificare.

Nel carcere a cui facciamo riferimento in questo servizio il Team Assistenziale, a nostro avviso, è da riqualificare o forse da riformare in quanto troppo stressato, stanco e in evidente burnout. L’intera organizzazione dell’assistenza andrebbe rivisitata, a partire dall’organizzazione della Medicheria-Infermeria, che andrebbe fornita di tutti i presidi necessari per la gestione dell’emergenza e della cronicità.

Avere ad esempio una cartella clinica informatizzata e condivisa tra le varie figure che prestano assistenza in carcere sarebbe una bella soluzione. La terapia preparata e somministrata va vidimata, le lesioni vanno seguite dal punto di vista clinico, la storia clinica del detenuto va tenuta continuamente sotto controllo, soprattutto in presenza di carcerati anziani o con patologie croniche importanti (non escluse le dipendenze).

L’apporto dell’OSS, che nelle carceri fa di fatto l’amministrativo e gestisce archivi e magazzini, oltre a fare da supporto a Medici, Infermieri e Professioni Sanitarie.

Mancano gli Infermieri.

Il Team Assistenziale, dicevamo, è composto da più figure professionali, ma quasi tutte le cure girano attorno agli Infermieri, che continuano a mancare in maniera oramai cronica. In questo carcere e in altri del Sud, addirittura, non si riescono a coprire i turni e si deve intervenire con delle Task Force esterne. Si tratta di soluzioni tampone che non risolvono, però, la problematica. Serve assumere personale infermieristico e lo devono capire le Regioni e successivamente le ASL.

Il Diritto alla Salute dei detenuti.

L’insieme di leggi che disciplina l’ambito carcerario pone una netta separazione tra:

  1. gestione della sicurezza;
  2. diritto alla salute.

Il punto 2 spetta ai detenuti così come ai cittadini esterni alla struttura detentiva. Il diritto alla salute consolida l’orientamento previsto dall’art. 27 della Costituzione (è necessario un lavoro armonioso le vare Istituzioni e tra i Ministeri competenti, ovvero Salute, Interno e Difesa). Ciò al fine di recuperare e reintegrare nella società il detenuto.

Quando parliamo di diritto alla salute non possiamo che far riferimento ai Livelli Essenziali di Assistenza, che oltre alle cure prevede la prevenzione della malattia e la riabilitazione.

Recentemente i carceri hanno aperto le porte ai Sistemi Sanitari Regionali e sono entrati a far parte di quel sistema complesso che è il territorio, gestito dalle Aziende Sanitarie Locali (o Enti similari).

I Professionisti Sanitari e Socio-Sanitari delle carceri non hanno una storia antica alle spalle e devono avvalersi dei propri Profili Professionali e Codici Deontologici per prestare l’opera assistenziale in un settore che muta in continuazione e che di fatto costringe a gestire le acuzie (in continuo contatto con il Servizio dell’Emergenza Territoriale) e le cronicità quotidianamente.

La malattia in carcere.

Le patologie in carcere vengono spesso strumentalizzate dai detenuti che, privi di privacy e in continua impossibilità di muoversi e di agire, spesso simulano malanni inesi
stenti. Il Professionista della Salute, pertanto, deve cercare di leggere il singolo caso con estrema obiettività e cercare soluzione adatte all’occorrenza e al contingente.

Le patologie maggiori di cui soffrono i detenuti sono:

  • tubercolosi;
  • HIV;
  • epatiti;
  • sifilide e altre malattie sessualmente trasmesse;
  • cardiopatie;
  • dipendenze da sostanze stupefacenti;
  • patologie renali;
  • patologie psichiatriche.

Leggi anche:

OSS delle Carceri e delle RSA in Piazza a Roma per chiedere stabilizzazione. Furono assunti per Emergenza Covid.

Sanità nelle carceri. A Foggia parte Telemedicina per fare fronte ad acuzie e cronicità.

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