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La tutela dei diritti è senza dubbio prevenzione.

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Lo stress psicofisico ed il rischio elevato di burnout si affiancano alle classiche malattie professionali nella sanità; un corso ecm vorrebbe contrastarle, ma sembra non ne spieghi le cause.

Da questa testata sanitaria online si viene a conoscenza di un corso ecm i cui contenuti sono finalizzati a contrastare, tra le patologie correlate al lavoro, alcune situazioni avvilenti determinate dalle attività professionali: dallo stress lavoro correlato ed i suoi disturbi alla sindrome da burnout; dalla forte insoddisfazione e conseguente depressione da lavoro ai rischi del turnover, dell’assenteismo, etc.

È certamente una iniziativa che potrebbe fornire una efficace metodologia di contrasto ai tanti professionisti della salute che si trovino a fronteggiare tali difficoltà e lo stesso fatto che si imposti un corso di formazione indirizzato in tal senso, oltre a costituire un primo aiuto – non soltanto sui rimedi, ma anche sul riconoscimento di situazioni che potrebbero anche restare sommerse in assenza di strumenti analitici che le svelino – è significativo che nemmeno si vuole assumere un assetto negazionista: le problematiche esistono davvero. Onore al merito, quindi.

Tutto bene allora? … Beh, non esattamente.

A giudicare dal programma sembrerebbe che l’intero corso sia esclusivamente improntato all’apprendimento di pratiche: di allenamento mentale; di tecniche definite “intelligenti” per coinvolgere l’immaginazione e rilassare la mente; di esercizi di rilassamento muscolare e mentale; di c.d. “terapie tattili” per rafforzare il sistema immunitario e migliorare il benessere; di pratiche provenienti dalla “medicina alternativa” e di strumenti per il self-care; di strategie di coaching; di pratiche che offrono la possibilità di esprimere pensieri e sentimenti profondi, correlati a ciò che accade di positivo o di negativo nella propria vita; di prassi riguardanti il rapporto equilibrato e positivo con il cibo e con se stessi, per poi giungere (addirittura) ad insegnamenti riguardanti gli ideali ed i valori attinenti allo «spirito» in generale, nonché le tecniche di comunicazione che applicano consapevolmente i meccanismi neurolinguistici implicati in alcune funzioni della mente.

Insegnamenti – questi – che senza dubbio alcuno risultano molto utili sia in questo come in svariati altri ambiti; desta però una certa perplessità che un corso ecm non ponga alcun accento sulle cause prime di queste situazioni, ma si concentri esclusivamente sugli eventuali rimedi.

In riferimento ad alcune evidenze poste da più recenti studi, che indicano di come «il lavoro a turni, il cambiamento di ritmi di lavoro, il lavoro notturno, i fattori organizzativi ed i rapporti con i colleghi possono essere fonte di stress e altre patologie professionali» [1], dovremmo forse guadare a questo scenario di evidenziate forti problematicità con un occhio maggiormente analitico: in un’epoca in cui – assai giustamente – persino ai riders del settore “food delivery” , divenuti simbolo della precarietà e della mancanza di protezione di ampi settori del mercato del lavoro, si vanno via via riconoscendo adeguamenti in ambito legislativo e contrattuale (addirittura anche con accordi territoriali) – ebbene – pare che per i professionisti sanitari stia accadendo tutto il contrario: è fuori discussione l’esistenza del fenomeno della continua erosione dell’impianto dei diritti dei lavoratori, segnatamente proprio nelle ultime tornate contrattuali, che i sindacati maggiormente rappresentativi hanno sempre firmato.

Ecco perché assume maggiore importanza di come oggigiorno in sanità, fattispecie come il plus orario, la flessibilità oraria o la mobilità volontaria all’interno di tutto il SSN – ormai diversamente da ogni comparto della pubblica amministrazione – costituiscono solo vaghi ricordi storici; e di come, inoltre, il sistema introdotto sia nel settore pubblico che privato dalle più recenti modifiche legislative, che ha assunto sempre maggiore importanza: la contrattazione decentrata e/o di II livello, si è rivelata strumento spesso peggiorativo e non migliorativo dei contratti collettivi nazionali di lavoro; ad es. anche strumenti di sostegno delle aziende ai loro dipendenti come il “welfare aziendale”, riconosciuti anche in ambito normativo (l. 208/2015; artt. 12, 51 e 100 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), oltre a diverse leggi di stabilità) sono pressoché sconosciuti e semplicemente non presi in considerazione; oppure si arriva anche (ma l’elenco degli esempi potrebbe continuare) alla mera impossibilità – in alcuni casi – di esercizio di già “granitici” diritti, come quello stabilito dal combinato disposto dall’art. 36 Cost. ; dall’art. 2109 c.c. e regolato dal d. lgs. n. 66/2003 + d. lgs. n. 213/2004 sulle c.d. “ferie residue”, perché pianificazioni di c.d. “premialità” (??) prevedono il godimento di tutte le ferie all’interno del relativo anno solare previa puntuale programmazione.

La domanda nasce spontanea: come mai un corso ecm che si propone di caratterizzare un fenomeno così importante e di attualità, quale lo stress psicofisico ed il rischio elevato di burnout, ne propone una trattazione di tale parzialità?

Sarà forse perché il corso è organizzato proprio da uno di quei sindacati qualificati come “rappresentativi”…?

Forse, a fronte di tale dispiegato arsenale di tecniche comportamentali di self-care (che a questo punto potrebbero perfino risultare “distrattive”), non starebbe male affiancare l’esercizio di una onestà intellettuale che conduca a che corsi come questi – che comunque restano di importanza fondamentale e che si rivolgono ad uno dei più grandi settori occupazionali, con un’ampia gamma di professioni – illustrino la situazione con maggiore ampiezza analitica, identificando anche i mali e non soltanto “alcuni” dei rimedi; anche perché la totalità dei rimedi annovera certamente l’adagio che prevenire è sempre meglio che curare.

Il presidio dei diritti, oltre a rappresentare il mandato generale di ogni organizzazione rappresentativa (sia sindacale che ordinistica), costituisce la massima forma di prevenzione.
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[1] LINK

Dott. Calogero Spada
Dott. Calogero Spada
Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (Bari, 1992), perfezionato in Neuroradiologia (Bari, 2001), Laureato Magistrale (Pavia, 2015), Master II liv. in Direzione e Management (Casamassima – BA, 2017) e di I liv. in Coordinamento (Castellanza – VA, 2011); dal 2017 guest blogger e web writer in sanità.
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