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martedì, Marzo 19, 2024
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Il lavoro a turni nell’assistenza infermieristica: le tendenze della ricerca.

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Il lavoro a turni nell’assistenza infermieristica odierna. Ecco quali sono le tendenze della ricerca.

Presentiamo oggi la Special Issue International Journal of Nursing Studies ]Dall’Ora, C., & Dahlgren, A. (2020). Shift work in nursing: closing the knowledge gaps and advancing innovation in practice. International journal of nursing studies, 112, 103743 – Link].

La ricerca infermieristica in merito al lavoro su turni è in continuo sviluppo. Il progressivo interesse nasce da emergenti evidenze che dimostrano gli effetti negativi del lavoro a turni come il disallineamento del ritmo circadiano, disturbi del sonno, stanchezza, riduzione della vigilanza e del livello di performance, aumento di diverse malattie, riduzione del rapporto sociale ecc. Inoltre, emerge un evoluzione nei fattori di rischio del benessere degli infermieri che non fanno più meramente riferimento alla presenza o meno di turni notturni ma anche come essi sono strutturati in termini di straordinari, rotazioni, tempi di recupero ecc.

Questo numero dell’International journal of nursing studies ha raccolto studi per descrivere in modo approfondito lo stato dell’arte, le conoscenze sul fenomeno e le future proposte e implicazioni per la pratica relativi al lavoro su turni infermieristico.
Gli elementi caratteristici di questa raccolta si rispecchiano nella selezione di studi che abbiamo adottato metodi come raccolta dati con database elettronici, disegni di studio longitudinali e qualitativi e che abbiano considerato l’effetto di mediazione dei fattori quali mancanza di sonno e fatica sugli esiti avversi.

L’influenza del lavoro a turni e della loro estensione è stata valutata su diverse tipologie di esito: qualità dell’antisepsi delle mani degli operatori sanitari; assenza per malattia anche a lungo termine; le percezioni degli infermieri sulle missed nursing care e l’adeguatezza del personale; benessere dei dipendenti; soddisfazione con il tempo residuo per le attività sociali e domestiche; fatigue cronica; turnover nei novizi in relazione ai disturbi del sonno.

L’effetto del turno notturno è stato indagato anche qualitativamente sia sugli infermieri che sugli studenti, valutando nel primo caso la guida sonnolenta e nel secondo l’impatto dell’inserimento nel turno notturno.

Nell’indagare i metodi più efficaci di gestione della turnistica sono stati indagate modalità quali software di programmazione valutando poi le caratteristiche dell’orario di lavoro, il benessere e l’assenza di malattia oppure costruzioni di matrici per la valutazione del rischio correlato alla fatica. Specifiche tipologie di turni, come il turno a rotazione rapida di 8 ore, sono state valutate sui parametri del sonno derivati dal diario del sonno e dall’actigrafia degli infermieri.

I risultati indicano che gli esiti indagati peggiorano in relazione al lavoro notturno, ma anche ad esempio alla quantità di orario di lavoro e dalla sua distribuzione: i turni di 12 ore sembrano impattare negativamente sul benessere degli infermieri e sulla qualità dell’igiene delle mani.

La consapevolezza e la conoscenza del fenomeno è rilevante ai fini di ridurre rischi ed eventi avversi sia sui pazienti che sugli infermieri. Il problema è ancora più attuale se pensato nel contesto della pandemia in corso, durante la quale già nella prima ondata vi sono state forti pressioni per il sovraccarico di lavoro e la richiesta di straordinari. Ad esempio, l’impatto sulla qualità dell’igiene delle mani diventa un esito importante nel considerare le evidenze nella gestione dell’orario di lavoro, considerata anche l’accentuata rilevanza attuale dell’argomento.

Pertanto, la ricerca futura dovrà orientarsi verso lo studio della programmazione dei turni di lavoro nelle condizioni di carico di lavoro elevato, in particolare in merito alla sostenibilità, ai fattori di contesto e di rischio che possono essere mitigati.

Inoltre, emerge con forza la necessità di un approccio più sistematico nel monitoraggio e nella gestione della fatigue attraverso un linea di management che incoraggi gli infermieri ad esprimere la fatigue e che sia in grado di attuare interventi per prevenire i danni da essa potenzialmente causati.

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