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Giornata Internazionale dell’Infermiere. Sondaggio Nursind-SWG: “ruolo Infermieri indispensabile per 1 italiano su 2”.

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In occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere Nursind presenta un sondaggio della SWG: “ruolo Infermieri indispensabile per 1 italiano su 2”.

“Nella Giornata internazionale dell’infermiere cadono anche i 25 anni di vita del nostro sindacato che ha sempre lavorato con impegno e dedizione per valorizzare i contenuti umani e professionali della categoria”. Lo ricorda, alla vigilia della ricorrenza, il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega. “Si tratta – aggiunge – di un patrimonio del quale gli italiani riconoscono l’alto valore sociale e tecnico, ma anche le difficoltà e i problemi, come dimostra proprio una ricerca demoscopica che il sindacato stesso ha commissionato a Swg per l’occasione”.

Andrea Bottega, segretario generale Nursind.
Andrea Bottega, segretario generale Nursind.

Secondo l’indagine, un intervistato su due ha ben chiaro il ruolo dell’infermiere tant’è che tra gli elementi positivi spiccano la possibilità di aiutare concretamente le persone, evidenziato dal 50% del campione, e l’alto valore sociale della professione (47%). Non mancano però le note dolenti. A cominciare dai i turni di lavoro, indicati come il principale fattore negativo dal 40% dei cittadini, mentre il 39% ne evidenzia il gravoso impegno fisico e mentale. Inoltre, soprattutto i giovani non vedono di buon occhio il percorso di studi, troppo lungo per il 18%, soprattutto in rapporto alla scarsa autonomia decisionale in ambiente lavorativo, denunciata sempre dal 18% dei ragazzi.

C’è poi il nervo scoperto dell’appetibilità della professione: oltre 2 italiani su 3 supporterebbero la scelta di una persona cara di iscriversi al corso di laurea in Infermieristica, ma il dato, come evidenzia Swg, è in sensibile calo rispetto all’indagine Censis condotta nel 2012: -15%, che diventa -18% tra i più giovani. Le basse retribuzioni, infine, sono una piaga per il 58% degli italiani.

Quanto alla contrarietà espressa dal 40% degli intervistati rispetto all’esercizio della libera professione, secondo il segretario Nursind “tradisce soltanto un attaccamento della gente alla sanità pubblica e alle sue figure di riferimento. Non a caso, infatti, oltre metà del campione non esclude più autonomia decisionale e maggiori competenze per gli infermieri e il 62% fruirebbe anche delle nostre prestazioni a pagamento. A dimostrazione – conclude Bottega – di una professionalità ampiamente riconosciuta e percepita, soprattutto su prestazioni e medicazioni che non abbiano a che fare con diagnosi e prescrizioni terapeutiche”.

Il razionale dell’indagine Nursind-SWG.

L’indagine aveva lo scopo di indagare la percezione della professione degli infermieri, nonché di analizzare l’opinione degli italiani rispetto a possibili servizi, anche a pagamento, forniti da infermieri debitamente formati.

Dalla ricerca emerge una considerazione molto positiva nei confronti degli infermieri, incentivata anche dal loro ruolo chiave durante la pandemia, ed è particolarmente apprezzato il valore sociale e umanitario della professione piuttosto che la reperibilità e la stabilità del posto di lavoro. Tra gli aspetti considerati più negativi, invece, troviamo la percezione di turni di lavoro difficili da sostenere, con un impegno fisico e mentale molto elevato e l’esposizione a malattie e virus. Inoltre, i giovani percepiscono maggiormente il peso del lungo percorso di studi e la scarsa autonomia decisionale. Nonostante questi elementi più critici, oltre 2 italiani su 3 sosterrebbero amici e/o parenti nella scelta di intraprendere un percorso formativo e professionale per diventare infermiere, in modo accentuato nelle fasce d’età più alte. Un non trascurabile 31% però sconsiglierebbe un tale percorso. Per quanto riguarda la retribuzione, la percezione (assumendo che la maggioranza delle persone non abbia informazioni dettagliate al riguardo) di oltre la metà degli italiani è che sia insufficiente rispetto al ruolo ricoperto.

In merito all’ipotesi di attribuire maggiori competenze e autonomia decisionale agli infermieri si riscontrano ampie perplessità: solo il 26% si dichiara favorevole, con una maggiore apertura (oltre 30%) solo tra i giovani.

Non convince nemmeno la proposta che prevede che gli infermieri possano esercitare come liberi professionisti anche se dipendenti del SSN. I contrari prevalgono di misura, 40% contro 34%, mentre il 26% è indeciso sulla questione. Tuttavia, quasi 2 italiani su 3 sarebbero disposti a fruire di servizi a pagamento forniti da infermieri formati, il che fa emergere un’apparente contradizione. Trattandosi di un tema nuovo per l’opinione pubblica, i pareri al riguardo non sono ancora stabili.

I rispondenti associano alle competenze degli infermieri principalmente piccole suture, medicazioni e iniezioni e gli interventi relativi al codice bianco in pronto soccorso. Maggiore reticenza invece verso la prescrizione di farmaci e le diagnosi: la maggioranza ritiene debbano essere compito esclusivo dei medici e non sarebbe disposta a riceverlo da un infermiere.

Ecco l’intero sondaggio: SWG per NurSind Report

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