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FIALS contraria alla fusione degli Ospedali Bolognesi. Sepe: “a rischio l’USL di Imola”.

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La FIALS e il segretario generale Alfredo Sepe si schiera contro la Fusione degli Ospedali Bolognesi, anche la USL di Imola è a Rischio.

“Il Maggiore ed il Sant’Orsola sono due Ospedali con una mission completamente diversa, seppur con servizi trasversali, una unificazione stravolgerebbe per l’ennesima volta il layout di queste strutture e siamo fortemente preoccupati anche per la possibile riduzione delle attività presso la USL di Imola” – lo dichiara ad AssoCareNews.it il segretario provinciale della FIALS di Bologna, Alfredo Sepe.

“Si dovrebbe parlare di integrazione della rete e dei servizi di digitalizzazione, prima di pensare ad una unificazione giuridica e di muri degli ospedali, il S.Orsola è recentemente diventato un IRCSS e adesso si parla di unificazione con l’Ospedale Maggiore, che è organizzato invece per intensità di cure e complessità assistenziale (con le famose aree cromatiche in base alle criticità del paziente) non considerando che il Maggiore è un Ospedale HUB, a cui afferiscono gli Ospedali della provincia dove si svolgono attività assistenziali e chirurgiche a bassa e media complessità, un suo stravolgimento metterebbe in ginocchio i cittadini e gli ospedali della provincia” – aggiunge Sepe.

Unificazione che non tiene conto degli investimenti milionari in edilizia ospedaliera per le Case della Salute, che dovevano essere la risposta alle criticità dei cittadini sul territorio, soprattutto per la bassa complessità assistenziale, ma che ad oggi sono dei contenitori semi vuoti senza nessuna identità clinica

“Siamo preoccupati anche per il destino della USL di Imola, che subisce continui ”attacchi” e rischia di essere depotenziata per favorire una riorganizzazione degli ospedali più imponenti e che con questa riorganizzazione rischierebbe di scomparire definitivamente – chiosa più avanti il sindacalista – riteniamo che le priorità per i cittadini siano altre, a partire dalle lunghe di attese in Pronto Soccorso, alle liste di attesa per gli interventi chirurgici ed esami diagnostici e strumentali, visto che dopo il COVID non stati ancora smaltiti tutti gli interventi chirurgici”.

“Siamo infine critici sul destino del personale, bisogna livellare i contratti integrativi, i salari e le competenze, che sono sostanzialmente diverse vista la diversa mission degli Ospedali coinvolti, non considerando gli enormi investimenti economici ed il complesso iter normativo per unificare gli ospedali. A nostro avviso quello che occorre progettare è l’ospedale unico digitale (e-Health) come si fa in tutto il mondo, partendo dalla domanda di Salute e dai Diritti dei Cittadini” – conclude Sepe.

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