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Cos’è la Violenza Ostetrica?

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Cosa è la Violenza Ostetrica, cosa comporta e qual è la situazione attuale in Italia? Facciamo un sunto.

Dopo il caso del neonato morto all’ospedale Sandro Pertini di Roma (durante la notte tra il 7 e l’8 gennaio 2023) ha riacceso l’attenzione sul fenomeno della violenza ostetrica e sull’assistenza che viene riservata alle neo-mamme appena dopo il parto.

Quello che emerge dall’intervista rilasciata a Repubblica è che la madre del bimbo morto, dopo ripetute richieste di aiuto e dopo aver affrontato diverse ore travaglio, non avrebbe ricevuto un’assistenza adeguata dal personale ospedaliero. La stessa situazione viene riportata dal compagno della donna e padre del neonato al Messaggero, in un’intervista nella quale racconta come la neo-mamma, sfinita, sarebbe stata lasciata da sola a prendersi cura del piccolo.

Le informazioni relative alla morte del neonato saranno disponibili entro 60 giorni, quando verranno resi noti i risultati dell’autopsia. La procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti e si occuperà di verificare che la alla madre sia stata riservata una corretta assistenza.

In seguito alla vicenda, MamaChat, il primo ente europeo – fondato nel 2017- per le richieste d’aiuto via chat per le vittime di violenza, ha indetto una petizione sulla piattaforma Change.org, per garantire l’accesso 24 ore su 24 agli accompagnatori durante il parto e per il periodo di degenza della mamma e del bambino.

Che cos’è la violenza ostetrica?

Ma cosa si intende per violenza ostetrica? Save the children la definisce come “un insieme di comportamenti che hanno a che fare con la salute riproduttiva e sessuale delle donne, come l’eccesso di interventi medici, la prestazione di cure e farmaci senza consenso o la mancanza di rispetto del corpo femminile e per la libertà di scelta su di esso”.

In un documento del 2014 dal titolo La prevenzione ed eliminazione dell’abuso e della mancanza di rispetto durante l’assistenza al parto presso le strutture ospedaliere l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha individuato una serie di atteggiamenti e condotte che possono essere considerate traumatiche: abusi fisici e verbali, umiliazione, procedure mediche coercitive o non autorizzate, tra cui è compresa anche la sterilizzazione, la mancanza di riservatezza, la carenza di un consenso realmente informato, il rifiuto di offrire terapie per il dolore, violazione della privacy, il rifiuto di ricezione, la trascuratezza nell’assistenza al parto per cui la donna viene messa in pericolo e la “detenzione di coloro che hanno partorito e dei loro bambini nelle strutture dopo la nascita connessa all’impossibilità di pagare”.

Nel documento dell’Oms viene anche sottolineato come siano di solito le donne molto giovani, non sposate, che appartengono a contesti socioeconomici di svantaggio o malate di Hiv a subire questo tipo di violenza all’interno delle strutture ospedaliere.

Nei giorni scorsi, l’account Instagram Mamma di merda, il profilo gestito da Francesca Fiore e Sarah Malnerich, che si occupa di sensibilizzare su temi legati alla maternità e alla difficoltà che spesso affrontano i genitori, ha condiviso nelle storie, poi salvate nei contenuti in evidenza nella raccolta dal titolo Post-partum, alcuni messaggi anonimi delle follower che hanno voluto raccontare la propria esperienza. “Nessuno mi ha aiutata a cambiare la camicia da notte con cui ho partorito o accompagnata in bagno per mettermi l’assorbente. Ovviamente la bimba sempre con me”, o ancora: “Mi hanno costretta ad allattare quando io non ho mai avuto latte”, si legge nelle testimonianze.

Inoltre, sul profilo è stato pubblicato un post con la foto di un passo del libro Non farcela come stile di vita, scritto da Fiore e Malnerich, in cui quest’ultima racconta della sua esperienza in ospedale dopo il parto. “Dismettere la narrazione della naturalità per tutte della gravidanza, del parto, dell’allattamento. Perché non per tutte può essere così, e questa insistenza rinforza quel senso di colpa e di inadeguatezza che ci spinge oltre il limite fisico a volte, che ci fa vergognare di chiedere il doveroso aiuto”, si legge nel post.

Com’è la situazione in Italia?

I risultati dell’indagine sull’Italia svolta dal centro collaboratore dell’Oms dell’istituto Burlo Garofalo di Trieste su 4824 donne che hanno partorito da marzo 2020 a febbraio 2021 – nel periodo più duro della pandemia – pubblicati il 29 giugno 2022 sull’International Journal of Gynecology & Obstetrics, è emerso che su 3.981 soggetti che hanno affrontato il travaglio, il 78,4% non ha potuto essere assistito dal partner, il 39,2% non si è sentito totalmente coinvolto nelle scelte mediche, il 24,8% non si è sempre sentito trattato con dignità mentre il 12,7% ha dichiarato di aver subito abusi.

Da un’indagine di Doxa nel 2017 commissionata dall’Osservatorio sulla violenza ostetrica in Italia (OvoItalia),e dalle associazioni La Goccia Magica e CiaoLapo è emerso che circa il 21% delle madri italiane ha subito un forma di violenza ostetrica durante il parto. Il 41% ha dichiarato di essere stato vittima di pratiche lesive per la propria dignità psicofisica. Inoltre, si stima che 1,6 milioni siano state sottoposte a un intervento di episiotomia (ovvero la pratica chirurgica che prevede l’incisione del perineo) senza consenso informato.

Nel 2016 Elena Skoko e Alessandra Battisti, cofondatrici di OvoItalia, avevano indetto una campagna su Facebook nel 2016 dal titolo #Bastatacere: le madri hanno voce, per raccogliere le testimonianze delle madri sul tema.

Leggi anche:

Angela, Infermiera incinta: Violenza ostetrica è realtà, singole mele marce ma che non devono essere ignorate.

Chiara: Violenza ostetrica? Facile gridare al lupo. Invece mi risulta una gran maleducazione nelle donne incinta.

Violenza ostetrica: l’ONU la riconosce di genere. E’ una violazione dei diritti umani.

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