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Bonus Maroni. Infermieri, OSS e Professioni Sanitarie in pensione con la Quota 103.

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In pensione con il Bonus Maroni, entrato in vigore con la Legge di Bilancio 2023. Infermieri, Ostetriche, Fisioterapisti, OSS e Professioni Sanitarie in pensione con quota 103.

Vi spieghiamo come funziona il nuovo Bonus intitolato a Roberto Maroni e rivolto a chi decide di continuare a lavorare anche se ha già maturato il diritto a Quota 103, valido anche per Infermieri, Infermieri Pediatrici, Ostetriche/i, Fisioterapisti, Professioni Sanitarie, OSS, Amministrativi e Tecnici.

Il bonus Maroni in busta paga, introdotto dalla legge di Bilancio 2023, diventa finalmente operativo grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo.

Va detto che il decreto attuativo non parla espressamente di “Bonus Maroni”, tuttavia questo incentivo richiama molti degli aspetti dello strumento che l’allora ministro del Lavoro, Roberto Maroni, introdusse dal 2004 al 2007 con l’obiettivo di contenere la spesa pensionistica. Ne parla il collega Simone Micocci su Money.it.

Si tratta allo stesso modo di un incentivo che dovrebbe spingere i lavoratori a ritardare l’accesso alla pensione: continuando a lavorare pur avendo i requisiti per il collocamento in quiescenza, infatti, si ha diritto – su richiesta – a un aumento di stipendio, grazie all’abbattimento della quota di contributi che grava sul lavoratore. Nel 2023 questo strumento ritorna per limitare gli accessi alla nuova opzione di pensionamento Quota 103: chi ne matura i requisiti – 62 anni di età e 41 anni di contributi – potrà infatti scegliere se andare in pensione in anticipo oppure continuare a lavorare beneficiando dell’incentivo in oggetto.

Cos’è?

I riferimenti normativi del bonus in oggetto sono l’articolo 1, commi 286 e 287, della legge n. 197/1992 (legge di Bilancio 2023) e il decreto attuativo del 21 marzo 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 110/2023, con il quale ne vengono fornite le istruzioni operative.

Come detto sopra, si tratta di un incentivo per quei lavoratori che pur soddisfando i requisiti per la nuova Quota 103 scelgono di posticipare l’accesso alla pensione, in quanto per loro ci sarà un aumento dello stipendio grazie alla riduzione totale dell’aliquota contributiva a loro carico.

In questo modo lo stipendio lordo resta lo stesso, così che l’aumento della retribuzione non gravi sulle spalle dell’azienda, mentre per il netto c’è un aumento più o meno significativo a seconda dei casi.

Chi può accedervi?

Come specificato dalla legge di Bilancio 2023, hanno diritto al bonus i lavoratori “che abbiano maturato i requisiti minimi di cui all’articolo 51, per l’accesso al pensionamento anticipato di cui al medesimo articolo 51”. Si tratta di Quota 103, la nuova misura che, esclusivamente nel 2023, consente l’accesso alla pensione a coloro che contestualmente hanno compiuto almeno i 62 anni e possono vantare almeno 41 anni di contributi.

Come funziona?

Il riconoscimento del “bonus Maroni” non è automatico, in quanto è l’interessato a dover decidere se fruirne o meno. Nel dettaglio, una volta raggiunti i requisiti per l’accesso a Quota 103 l’interessato dovrà decidere se:

  • andare fin da subito in pensione;
  • continuare e versare contributi per intero, così da aumentare l’importo della pensione futura;
  • godere dell’incentivo, riducendo a zero la quota di contributi a suo carico.

Nell’ultimo caso, chi opta per il bonus contributivo riceve direttamente in busta paga il valore dei contributi previdenziali che diversamente avrebbe dovuto versare all’Inps. Con lo svantaggio, però, che l’importo della pensione risulterà più basso, in quanto i contributi versati sono appunto di meno.

A chi va fatta richiesta.

La richiesta andrà presentata direttamente all’Inps, utilizzando la procedura telematica che tuttavia ancora non è presente sul sito (verrà data immediata comunicazione non appena lo sarà). Una volta raggiunti i requisiti per Quota 103, quindi, bisognerà far presente all’Inps la propria intenzione a ritardare il pensionamento a un secondo momento e a beneficiare dell’incentivo in oggetto, così che dalla busta paga venga completamente azzerata la quota di contribuzione a suo carico.

Per quanto riguarda la decorrenza del bonus, questa seguirà le stesse scadenze di Quota 103: ad esempio, per chi matura i requisiti il 16 maggio 2023, il bonus decorrerà a partire dal 1° settembre 2023, ossia una volta decorsa la finestra mobile trimestrale.

La decisione del lavoratore può essere revocabile in qualsiasi momento; in tal caso, però, non sarà possibile presentare una nuova richiesta di accesso allo sgravio in un secondo momento.

Di quanto aumenta lo stipendio?

Oggi sull’imponibile lordo indicato in busta paga si applica un’aliquota contributiva pari al 9,19%, a cui poi si aggiunge un 23,81% che grava sul datore di lavoro.

L’obiettivo del bonus in oggetto è azzerare completamente quel 9,19%, lasciando così che il dipendente lo percepisca direttamente sullo stipendio. Ad esempio, su uno stipendio di 2.000 euro lordi significa un risparmio di contributi pari a 183,60 euro al mese, mentre su uno stipendio di 3.000 euro lordi il taglio della quota contributiva garantirà un risparmio di 275,40 euro.

Ricordiamo comunque che tale sgravio si aggiunge a quelli già riconosciuti dalla legislazione vigente, ossia quello del 2% (che diventerà del 6% da luglio 2023) per gli stipendi inferiori a 2.692 euro lordi e quello del 3% (che diventerà del 7%) per chi guadagna meno di 1.923 euro lordi.

In tal caso, quindi, il risparmio potrebbe essere persino meno consistente: uno stipendio di 2.500 euro, che con lo sgravio ha già visto ridurre la quota di contributi al 3,19%, grazie all’incentivo in oggetto risparmierà solamente altri 79,75 euro. Va detto però che il “bonus Maroni” verrà riconosciuto fino alla data del pensionamento, mentre lo sgravio suddetto per il momento è finanziato solamente per il 2023.

Il bonus Maroni conviene?

Ci sono due aspetti da considerare:

  • non tutta la quota di contributi risparmiata si riversa sullo stipendio netto, visto che bisogna considerare le imposte. L’aumento effettivo, quindi sarà comunque più basso (di circa il 10-15%) della quota risparmiata;
  • l’abbattimento dell’aliquota contributiva a carico del lavoratore avrà conseguenze sulla pensione futura, visto che vengono versati meno contributi di quelli solitamente previsti (il 23,81% anziché il 33%).

Non c’è quindi una risposta assoluta alla domanda su quando il bonus Maroni conviene, visto che molto dipende dalla situazione contributiva e lavorativa dell’interessato. Potrebbe succedere, ad esempio, che una persona voglia godere di un aumento immediato dello stipendio pur rinunciando a qualcosa sulla pensione, mentre un’altra invece preferisce accontentarsi dello stipendio percepito mettendo da parte un tesoretto che si ritroverà una volta in pensione.

Si tratta di scelte, che tuttavia consigliamo di prendere dopo aver ascoltato il parere di un esperto, il quale saprà indicarvi la giusta via da intraprendere.

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