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Assistenza Infermieristica a Paziente con Insufficienza Cardiaca.

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In cosa consiste l’Assistenza infermieristica al paziente con insufficienza cardiaca? Scopriamolo assieme.

Il cuore è tra gli organi umani più importanti assieme al cervello, al fegato e ai polmoni. Si tratta di una vera e propria pompa a 4 tempi di natura biologica. Esso è capace di rifornire tutti i tessuti di sangue arterioso e di drenare dagli stessi quello venoso.

Le patologie del cuore con scompenso.

Ogni suo malfunzionamento può dare origini a patologie lievi, medie e gravi. Quasi sempre le malattie del cuore hanno ripercussioni sistemiche.

Oggi parliamo di Assistenza Infermieristica a Paziente con Insufficienza Cardiaca. Dell’argomento già ne avevamo discusso in un precedente servizio di qualche anno fa, ma ci eravamo limitati alle cure dell’assistito a domicilio.

Sindrome da non sottovalutare.

L’Infermiere della Cardiologia, come tutti i suoi colleghi di altre Unità Operative, deve prestare molta attenzione a vari fattori che potrebbero peggiorare o migliorare le condizioni fisiche e psichiche dell’utente con insufficienza cardiaca.

Quando parliamo di Insufficienza Cardiaca parliamo sempre di una sindrome, ovvero di un insieme di piccole, medie e grandi patologie o malfunzionamenti che non permettono al Cuore di rifornire adeguatamente i tessuti di ossigeno o di ripulirli dalle sostanze nocive, creando situazioni di stasi o di insufficienza venosa.

I ventricoli, parte vitale del cuore.

Si ha una Insufficienza Cardiaca quando il Cuore cessa la sua funzione di pompa a 4 tempi (formata da 2 atri e 2 ventricoli).

Sono i ventricoli, di destra e di sinistra, a compiere la funzione di pompa. Un loro danneggiamento può dare serie problematiche.

Quante insufficienze cardiache conosciamo?

Si distinguono, infatti, due tipi di insufficienza cardiaca:

  1. scompenso cardiaco destro;
  2. scompenso cardiaco sinistro.

Su questo rinviamo ulteriori approfondimenti a successivi servizi.

Cos’è una insufficienza cardiaca?

Un cuore scompensato ha una ridotta capacità di contrazione, ha pareti muscolari più deboli e nella sostanza fa male il suo lavoro. Una insufficienza cardiaca può sorgere a seguito di un Infarto Miocardico Acuto, a malfunzionamento della parte elettrica oppure a stress prolungato. E’ una patologia molto diffusa in Italia e nel mondo.

E’ molto presente nella popolazione anziana, ma può fare capolino anche tra adulti e utenti pediatrici. E’ sicuramente tra le sindrome a maggior impatto con la capacità d’assistenza del Sistema Sanitario Nazionale pubblico o privato.

Come ricordano i colleghi dell’Humanitas, lo scompenso cardiaco è causato dall’incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione contrattile di pompa e di garantire il corretto apporto di sangue a tutti gli organi. Non è sempre facilmente diagnosticabile; nello stadio precoce, infatti, la malattia può essere asintomatica.

La frequenza dello scompenso cardiaco, in Italia è di circa il 2%, ma aumenta con l’aumentare dell’età, diventando progressivamente più frequente nel sesso femminile e arrivando al 15% in entrambi i sessi nelle persone dagli 85 anni in su. A causa del progressivo invecchiamento della popolazione generale, lo scompenso cardiaco ha assunto una dimensione epidemiologica sempre più rilevante e rappresenta al momento la patologia cardiovascolare a maggior prevalenza e incidenza.

La sindrome in sintesi.

Lo scompenso cardiaco è un insieme di sintomi e manifestazioni fisiche causato dall’incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione contrattile di pompa e di soddisfare il fabbisogno di sangue di tutti gli organi. Parliamo di scompenso sistolico quando c’è  una ridotta capacità espulsiva del sangue e di scompenso diastolico se vi è una compromissione del riempimento ventricolare. Il cuore infatti, come ogni pompa, deve aspirare il contenuto e poi espellerlo: mediante l’atrio e il ventricolo destro riceve il sangue venoso dalla periferia e lo immette nella circolazione polmonare per l’ossigenazione, mentre con l’atrio e il ventricolo sinistro, lo espelle nell’aorta e quindi nelle arterie, trasportando ossigeno e nutrienti a tutti gli organi e tessuti. La funzionalità del ventricolo sinistro viene valutata con la frazione d’eiezione, un valore che esprime la percentuale di sangue che a ogni contrazione (sistole) del ventricolo sinistro viene espulsa in aorta. Si distinguono così: lo scompenso a frazione d’eiezione conservata (diastolico), lo scompenso a frazione d’eiezione ridotta (sistolico) e quello a frazione d’eiezione intermedia.

Le cause dello scompenso cardiaco.

Lo scompenso cardiaco può avere diverse cause. L’insufficienza cardiaca si sviluppa in genere in seguito a un danno al muscolo cardiaco, ad esempio in conseguenza a un infarto del miocardio, a un’eccessiva sollecitazione dovuta all’ipertensione arteriosa non trattata o a una disfunzione valvolare. Generalmente, corre maggior rischio di sviluppare scompenso con frazione di eiezione ridotta chi ha una storia di cardiopatia ischemica, in particolare con precedente infarto miocardico, o di cardiopatia valvolare, o di ipertensione, soprattutto se non è ben controllata. Sono invece fattori di rischio per lo scompenso a frazione di eiezione conservata condizioni quali il diabete, la sindrome metabolica, l’obesità, l’ipertensione e il sesso femminile.

L’elettrocardiogramma di molti pazienti affetti da scompenso cardiaco mostra un’alterazione denominata “blocco di branca sinistra” (BBS). È stato dimostrato che questa alterazione della propagazione dell’impulso elettrico nel muscolo cardiaco causa modificazioni dell’attività meccanica cardiaca, provocando una dissincronia di contrazione e quindi un peggioramento della capacità contrattile del cuore.

I sintomi.

Lo scompenso cardiaco non è sempre clinicamente evidente: nello stadio precoce i pazienti sono asintomatici, oppure avvertono sintomi lievi, come per esempio affanno solo per sforzi molto importanti. Purtroppo l’andamento naturale della patologia è progressivo e i sintomi divengono gradualmente sempre più evidenti fino a indurre il paziente a effettuare accertamenti cardiologici per malessere o addirittura a rendere necessario il ricovero in ospedale. A causa dell’incapacità del cuore di pompare il sangue efficacemente e di fornire ossigeno a organi importanti come reni e cervello, ma anche ai muscoli, i soggetti affetti da scompenso cardiaco presentano una serie di sintomi, come ad esempio: dispnea (mancanza di fiato) da sforzo e talora anche a riposo, dispnea in posizione supina, tosseasteniaedema degli arti inferioriaddome gonfio o dolenteperdita di appetitoconfusionedeterioramento della memoria.

Ben 4 gradi di classificazione dello scompenso cardiaco in base alla gravità.

La gravità dello scompenso cardiaco viene classificata in base al grado di limitazione nello svolgimento dell’attività fisica: la New York Heart Association distingue lo scompenso cardiaco in quattro classi di gravità crescente (Classe I, II, III o IV). I medici e le pubblicazioni mediche in genere utilizzano questa classificazione per descrivere la gravità dello scompenso cardiaco e l’effetto del trattamento. La definizione delle classi è basata sui sintomi che si manifestano durante l’attività fisica:

  • Classe I. Paziente asintomatico (non presenta sintomi). L’attività fisica abituale non provoca dispnea né affaticamento.
  • Classe II. Scompenso cardiaco lieve. L’attività fisica moderata (come salire due rampe di scale o salire alcuni gradini portando un peso) provoca dispnea o affaticamento
  • Classe III. Scompenso cardiaco da moderato a grave. L’attività fisica minima (come camminare o salire mezza rampa di scale) provoca dispnea o affaticamento.
  • Classe IV. Scompenso cardiaco grave. Astenia, dispnea o affaticamento presenti anche a riposo (seduti o sdraiati a letto).

La diagnosi.

La diagnosi di scompenso cardiaco è basata sulla valutazione clinica, che comprende l’anamnesi e l’esame fisico, e su indagini di laboratorio e strumentali.

Le più importanti di queste sono:

  • elettrocardiogramma
  • dosaggio dei peptidi natriuretici (BNP e NT-proBNP)
  • ecocardiogramma
  • risonanza magnetica cardiaca con mezzo di contrasto

In alcuni casi si rende necessario effettuare esami invasivi come cateterismo cardiaco e coronarografia.

Il trattamento.

Lo scompenso cardiaco è una condizione cronica, che richiede al paziente, in seguito alla diagnosi, di iniziare un percorso di trattamento che prevede, in primis, un cambiamento dello stile di vita e una terapia farmacologica, che è molto efficace. Può anche poi richiedere trattamenti di tipo interventistico.

Il trattamento dello scompenso cardiaco è quindi multidisciplinare e prevede la messa in atto sequenziale di diversi interventi. L’obiettivo finale dell’équipe medica è quello di ridurre i sintomi per migliorare la qualità della vita, rallentare la progressione della malattia, ridurre le ospedalizzazioni e aumentare la sopravvivenza. Come per molte altre condizioni patologiche, una diagnosi precoce, l’assunzione di un ruolo attivo del paziente nella gestione della malattia e la stretta collaborazione tra il medico di famiglia e l’equipe multidisciplinare specializzata nella cura dello scompenso cardiaco, sono le chiavi del successo nella gestione a breve e lungo termine di questa patologia.

Le terapie di comprovata efficacia sono al momento rivolte unicamente allo scompenso cardiaco a frazione d’eiezione ridotta. Il trattamento dello scompenso cardiaco prevede l’utilizzo di diversi presidi:

  • Modifiche dello stile di vita e delle abitudini alimentari, quali la pratica regolare di attività fisica aerobica di intensità moderata, la riduzione dell’apporto di sale, la limitazione dell’introduzione di liquidi, e l’automonitoraggio (controllo quotidiano del peso corporeo, misurazioni frequenti della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, verifica quotidiana della presenza di edemi).
  • Terapia farmacologica: è costituita dall’associazione di più farmaci.
    I pilastri della terapia farmacologica sono: i farmaci bloccanti il sistema renina-angiotensina-aldosterone (ACE inibitori, spartani e antialdosteronici), i farmaci che antagonizzano il sistema nervoso simpatico (beta-bloccanti), i farmaci antagonisti della neprilisina e i farmaci inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio.
  • Qualora la sola terapia farmacologica non fosse sufficiente oppure non ben tollerata dal paziente, se è presente un disturbo della conduzione dell’impulso elettrico (e, in particolare, un blocco di branca sinistra), è possibile associarvi la terapia elettrica, che consiste nell’impianto di pacemaker (PM) o defibrillatori (ICD) biventricolari che  “risincronizzano” la contrazione cardiaca (si parla infatti di “terapia di risincronizzazione cardiaca”, CRT). Questi dispositivi lavorano in stretta sinergia con i farmaci anti scompenso, battito dopo battito, così da riuscire a frenare la progressione dello scompenso e in alcuni casi a ripristinare una contrattilità cardiaca normale. La terapia di risincronizzazione cardiaca, associata alla terapia farmacologica, si è dimostrata capace di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita riducendo i sintomi dell’insufficienza cardiaca, accrescendo la capacità di esercizio e mettendo i soggetti in condizione di poter riprendere molte delle loro attività quotidiane.

Prevenire è meglio che curare.

È fondamentale prestare attenzione al proprio stile di vita e contrastare i fattori di rischio cardiovascolare, come il fumo, il colesterolo alto, l’ipertensione arteriosa, il sovrappeso e la sedentarietà.

La possibilità di identificare una disfunzione ventricolare sinistra ancora asintomatica, noto precursore dello scompenso cardiaco sia di tipo sistolico che diastolico, e di iniziare quindi precocemente la terapia, ci induce a consigliare ai soggetti a rischio per scompenso cardiaco, un’attenzione maggiore in termini di diagnostica preventiva.

Qual è il ruolo dell’infermiere nell’assistenza a Paziente con scompenso cardiaco?

Come recita il Profilo Professionale dell’Infermiere esso è responsabile dell’assistenza generale infermieristica, che è di natura tecnica, relazionale ed educativa.

Come si comporterebbe, ad esempio, un Infermiere del Pronto Soccorso / Medicina d’Urgenza, davanti ad un Paziente a cui viene diagnosticato dal Medico una insufficienza cardiaca e che viene ricoverato nell’U.O. di Medicina d’Urgenza?

Per prima cosa l’Infermiere prende in carico il Paziente e inizia le fasi dell’Accertamento Infermieristico allo scopo di delineare le condizioni dello stesso al momento dell’ingresso in Unità Operativa.

Per prima cosa rileva i Parametri Vitali:

  • pressione arteriosa;
  • saturazione;
  • frequenza cardiaca e caratteristiche del polso;
  • frequenza respiratoria e qualità del respiro;
  • temperatura corporea;
  • peso corporeo (molto importante).

Utilizza poi le scale di valutazioni del caso, non escludendo quelle che riguardano la rilevazione del dolore.

L’agire dell’Infermiere sul Paziente con scompenso cardiaco.

Prima di agire l’Infermiere valuterà la presenza di altre patologie, la terapia assunta o da assumere, la presenza di allergie o di intolleranze, di lesioni cutanee anche attraverso l’utilizzo della Scala di Braden.

In presenza di un Paziente con Insufficienza Cardiaca l’infermiere valuterà / controllerà / imposterà:

  • lo stato di coscienza del paziente (per ottenere indicazioni circa la circolazione sanguigna a livello cerebrale);
  • il colorito e il turgore cutaneo (per rilevare eventuale pallore o cianosi, stato di idratazione);
  • il polso periferico e il tempo di riempimento capillare (per valutare la condizione della circolazione periferica);
  • la presenza di edemi declivi (misurandone la circonferenza);
  • il monitoraggio del bilancio idrico e del peso corporeo quotidiano.

Vediamo assieme un Piano assistenziale standard.

Seguendo le indicazioni della Carpenito è possibile mettere in piedi un ottimo Piano di Assistenza Infermieristica a Paziente con BPCO.

MODELLO BIFOCALE DI LYNDA JUALL CARPENITO. COME PIANIFICARE L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA

Per Capenito l’Infermiere è in grado di enunciare:

  • una Diagnosi Infermieristica (in autonomia);
  • un Problema Collaborativo (in collaborazione con altri professionisti sanitari).

Esempio di Piano di Assistenza Infermieristica a Paziente.

Il signor Sebastiano, 88 anni, è iperteso, fumatore ed è in sovrappeso. Proviene dal Pronto Soccorso e viene ricoverato in Medicina d’Urgenza per essere stabilizzato.

All’Accertamento Infermieristico si rilevano i seguenti valori dei parametri vitali e altri dati importante per l’apporto assistenziale:

  • PA = 180/100 mmHg;
  • SpO2 = 93% con 2 litri al minuto;
  • FC = 88 battiti al minuto (bpm);
  • FR = 22 atti al minuto (aam);
  • TC = 36.4 °C;
  • Conley = 1;
  • Braden = 17;
  • Barthel = 90;
  • BMI = 23,5.

L’Infermiere, con il supporto dell’Operatore Socio Sanitario (OSS) se necessario, effettua all’ingresso un Elettrocardiogramma, reperisce un Accesso Venoso Periferico con ago di giusto calibro. Riferisce poi tutto al Medico dell’Unità Operativa.

La pianificazione assistenziale su Paziente affetto da Insufficienza Cardiaca.

Dopo aver raccolto i dati l’Infermiere li analizza e successivamente enuncia una Diagnosi Infermieristica o un Problema Collaborativo.

Facciamo un esempio di Diagnosi Infermieristica: intolleranza all’attività fisica.

Obiettivo:

La persona progredirà nell’attività fino a svolgere in maniera autonoma le ADL
entro la dimissione.

Pianificazione interventi:

  • garantire la privacy;
  • informare il paziente su ogni manovra che si andrà ad effettuare;
  • rilevare il polso, la pressione arteriosa e il respiro a riposo, subito dopo l’attività e dopo 5
    minuti di riposo;
  • aumentare l’attività in modo graduale;
  • interrompere l’attività in caso di comparsa di dolore toracico, aumento della dispnea,
    vertigini, confusione mentale;
  • insegnare tecniche di gestione dell’ansia;
  • assumere un atteggiamento empatico e incoraggiare il paziente;
  • tenere monitorato quotidianamente il bilancio idrico;
  • garantire la corretta somministrazione della terapia prescritta dal medico e verificarne gli
    esiti.

Attuazione interventi:

  • effettuare igiene delle mani dell’operatore;
  • chiudere la porta della stanza di degenza e posizionare un paravento a protezione
    dell’assistito durante le manovre invasive per garantire la privacy;
  • spiegare al paziente con parole adatte al suo livello di comprensione le fasi e l’utilità della manovra che si sta per eseguire affinché comprenda pienamente ciò che verrà effettuato e aumenti la sua collaborazione;
  • rilevare i valori della Pressione Arteriosa per tenere monitorata la funzionalità cardiaca;
  • aumentare in modo graduale le attività consente al paziente di non affaticarsi eccessivamente;
  • interrompere l’attività alla comparsa di uno di questi segni e sintomi significa non spingere il paziente oltre la soglia di autonomia che al momento gli è propria;
  • l’ansia causa ulteriori problemi di respirazione e, di conseguenza, di ossigenazione;
  • formare il Paziente rispetto alle tecniche di distrazione dall’ansia come ad esempio ascoltare musica, concentrarsi su pensieri lontani e positivi ecc. può aiutare a ridurre i livelli di dispnea;
  • un atteggiamento empatico e di incoraggiamento nei confronti del paziente permette ad esso di riconoscere i suoi progressi e di trarne forza per migliorare ulteriormente;
  • il monitoraggio del bilancio idrico, ovvero calcolare le entrate e le uscite delle 24h, è indispensabile per valutare il carico di lavoro del cuore;
  • la corretta somministrazione della terapia prescritta e il controllo degli esiti sono operazioni
  • fondamentali per la gestione della situazione clinica del paziente.

Verifica:

  • Il Paziente sarà autonomo nelle attività fisiche essenziali.

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Dott. Angelo Riky Del Vecchio
Dott. Angelo Riky Del Vecchiohttp://www.angelorikydelvecchio.com
Nato in Puglia, vive e lavora in Puglia, Giornalista, Infermiere e Scrittore. Già direttore responsabile di Nurse24.it, attuale direttore responsabile del quotidiano sanitario nazionale AssoCareNews.it. Ha al suo attivo oltre 15.000 articoli pubblicati su varie testate e 18 volumi editi in cartaceo e in digitale.
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