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Caffè: origini di una bevanda stimolante che può avere effetti benefici e non sulla nostra salute.

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Una tazza di Caffè non si nega mai a nessuno. Ecco le origini di una bevanda stimolante che fa parte oramai della nostra vita.

Il nome “caffè” è di origini arabe e significa semplicemente “bevanda stimolante”. Si tratta di un intruglio ottenuto dalla macinazione di semi di alcune specie di alberi tropicali al genere Coffea. Le piante appartengono a loro volta alla famiglia delle Rubiacee, angiosperme diffuse oggi in tutto il mondo (600 generi e 13.500 specie).

Per quanto riguarda strettamente il caffè che conosciamo oggi vi sono due varietà molto diffuse: l’arabica e la robusta.

Proprietà benefiche e non benefiche del Caffè.

Già verso la fine del XVI secolo i botanici incominciarono ad analizzare le proprietà della bevanda. Dopo Rauwolf, nel 1713, il botanico francese Antoine de Jusseieu realizzò una delle più significative pubblicazioni scientifiche sull’anatomia del caffè.

A coloro ai quali l’uso del caffè provoca troppo eccitamento – può provocare in soggetti predisposti episodi di tachicardia sinusale, quindi cardiopalmo, oppure insonnia – viene consigliato di astenersene o di usarlo con moderazione; l’effetto potrebbe anche essere corretto mescolandovi un po’ di cicoria oppure orzo tostato.

L’uso costante potrebbe neutralizzare gli effetti negativi del caffè su molte persone, ma potrebbe anche nuocere, essendovi dei temperamenti tanto eccitabili da non essere correggibili.

Pellegrino Artusi sosteneva che l’uso del caffè dovesse essere proibito ai più giovani.

Secondo una diceria ottocentesca, il caffè eserciterebbe un’azione meno eccitante nei luoghi umidi e paludosi e si riteneva che questa fosse la ragione per cui i paesi in cui se ne fa maggior consumo in Europa sono il Belgio e i Paesi Bassi.

In Medio Oriente, dove si usa di ridurlo in polvere finissima e farlo “all’antica” per berlo ancora torbido, il bricco, nelle case private, è sempre sul fuoco.

Aiuta veramente a digerire?

Secondo il medico Paolo Mantegazza, patologo e igienista, il caffè, contrariamente a quello che comunemente si pensa, «…non favorisce in alcun modo la digestione»; tuttavia può essere fatta una distinzione: il criterio può essere riferito a coloro ai quali il caffè non provoca eccitazione particolare, mentre per coloro che sono sensibili alla bevanda, può portare la sua azione anche sul nervo pneumogastrico ed è un dato di fatto innegabile che possano digerire meglio (l’uso invalso di prendere una tazza di buon caffè dopo un lauto pranzo ne è una testimonianza, neppure troppo indiretta).

Anche se la maggioranza di maître di sala o chef di cucina dicono che il caffè preso dopo pranzo aiuta la digestione, la cosa non è ancora stata provata.

Preso alla mattina a digiuno, sembrerebbe che il caffè vuoti lo stomaco dai residui di un’imperfetta digestione e lo predisponga a una colazione più appetitosa; va precisato a ogni modo che una tazzina di caffè, cioè 10 cL di caffè, e un cucchiaino di zucchero, apportano all’organismo solo 45 calorie in totale.

Resta inoltre valida la raccomandazione della Food and Drug Adminstration di « […] evitare se possibile i cibi, le bevande e i medicinali che contengono caffeina, o comunque consumarli solo raramente».

Attenti al decaffeinato.

Molti ricercatori sconsigliano il caffè decaffeinato, cioè quello contenente meno del 0,1% di caffeina, rimarcando l’uso di solvente tossico per eliminare la caffeina, del quale rimarrebbero tracce, che tuttavia per legge dovrebbero non essere sopra una soglia minima, comunque considerata dai medesimi detrattori troppo alta (es. etilmetilchetone: 20 mg/kg; se subisce reazioni di condensazione, forma dei veleni).

In realtà molte aziende utilizzano dei metodi di produzione del decaffeinato che non necessitano di alcun solvente realmente tossico, e che quindi si possono considerare sicuri.

Attenti a prendere caffè prima dei viaggi.

Prima di mettersi in viaggio il caffè non è consigliato, se non dopo aver mangiato. Infatti è uno stimolante e facilita l’attenzione, ma favorisce anche un’ipersecrezione gastrica fastidiosa, soprattutto a stomaco vuoto.

Il Cappuccino blocca l’appetito.

Il caffè mescolato al latte bollente (il famoso cappuccino) ha la proprietà di bloccare l’appetito ed è comunemente pensato essere un sostitutivo del pranzo anche se impropriamente. Questo perché, con la temperatura, l’acido tannico del caffè si combina con la caseina del latte, dando luogo al tannato di caseina, composto difficile da digerire.

Caffè e diabete di tipo II.

Agli acidi clorogenici presenti nel caffè sono attribuiti effetti sul metabolismo del glucosio, perché si è visto in vitro che sono inibitori di un’eccessiva produzione degli enzimi α-glucosidasi e glucosio-6-fosfatasi, che attivano la conversione di non-carboidrati e glicogeno in glucosio, suggerendo che possa modificare l’assorbimento del glucosio nell’intestino tenue. Il glucosio viene immesso nel sangue, portato ai muscoli e per la parte in eccesso accumulato in molecole di grasso.

Alcuni studi mostrano una riduzione del rischio di diabete di tipo 2. Sono noti derivati dell’acido clorogenico che sono antiossidanti e agenti ipoglicemici. Queste proprietà antiossidanti, preventive del diabete, sono associate in particolare al caffè verde che contiene una più alta concentrazione di questi acidi e, diversamente dal caffè tradizionale, che viene tostato, non perde tale valore nutrizionale.

Il Caffè contro i tumori.

Il consumo di caffè è stato inoltre associato a una riduzione del rischio di insorgenza del cancro del colon-retto, del carcinoma della bocca, del carcinoma epatocellulare e del cancro alla prostata.

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