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martedì, Aprile 23, 2024
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Attenti alla Madragora. E’ un’erba non commestibile che può creare gravi danni alla salute dell’uomo.

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Dalla vista offuscata alle allucinazioni fino al coma, sono alcuni degli effetti della mandragora, una pianta comune simile a verdure commestibili.

E’ diffusa soprattutto nel Sud Italia e con relativa frequenza veniamo consultati per casi di intossicazione, soprattutto in primavera, ma non è l’unica erba spontanea da temere.

L’allarme dal Niguarda di Milano.

A chiarire all’ANSA gli effetti di questa pianta responsabile dell’intossicazione di una decina di persone nel napoletano è Marcello Ferruzzi, tossicologo del Centro antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano.

Non solo elisir di salute, piante e verdure possono essere anche pericolose. In particolare la mandragora, protagonista anche della celebre commedia del Macchiavelli, era usata in passato come erba medicinale. Chiamata erba delle streghe, appartiene alla famiglia delle Solanacee e veniva utilizzata come sedativo, narcolettico e afrodisiaco. L’avvelenamento, oggi, avviene per confusione con altre verdure commestibili, come spinaci, insalata o borragine.

La parola all’esperto.

“In genere – spiega Ferruzzi – si tratta di errori durante la raccolta da parte di persone non molto esperte. Abbiamo segnalazioni di casi sporadici e la sintomatologia è abbastanza tipica: da visione offuscata dovuta a midriasi all’allargamento delle pupille. Può provocare anche bocca secca, costipazione, arrossamento della cute, febbre, sonnolenza ma anche vertigini, confusione, convulsioni, tachicardia, fino alle allucinazioni. Nei casi più gravi si arriva al coma. La sua azione, infatti, agisce in modo diretto sui recettori muscarinici, bloccando il sistema parasimpatico, con effetti simili a quelli dell’atropina, sostanza estratta dalla Belladonna e usata come farmaco”.

Sintomi gravi e variabili da soggetto a soggetto.

La gravità dei sintomi è dovuta a diverse variabili, in primis la quantità assunta e il fattore tempo: più tardi si interviene e peggio è. “In genere – chiarisce – in ospedale i pazienti sono trattati con decontaminazione gastroenterica con lavanda gastrica, somministrazione di carbone attivato come assorbente e, nei casi più gravi, con un antidoto specifico, la fisostigmina. Questo fa sì che in generale, le persone portate in ospedale possono esser trattate, ma questo può richiedere anche diversi giorni in terapia intensiva”.

La mandragora non è però l’unica pianta spontanea da temere.

“Un altro errore potenzialmente mortale è l’assunzione del colchico scambiato per aglio selvatico, o del veratro scambiato per la genziana. Nella raccolta di erbe di campo – conclude Ferruzzi – l’errore è dietro l’angolo, per questo va fatta con estrema attenzione solo da chi ha occhi esperti. Così come per i funghi”.

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