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Ortoressia Nervosa: sport e immagine corporea

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Ortoressia Nervosa: quando il cibo sano diventa un disturbo alimentare complesso. Difficile da diagnosticare, difficile da curare.

Il neologismo «ortoressia nervosa» è stato coniato nel 1997 da Steven Bratman, un medico statunitense che praticava la medicina alternativa, con lo scopo di attirare l’attenzione su un comportamento alimentare alterato che aveva notato in diversi pazienti.

Il termine ortoressia deriva dalle parole greche “orthos”, che significa corretto, e “orexia” che significa appetito. Qualche anno dopo la stesura del primo articolo, nel 2000, Bratman ha pubblicato un libro dal titolo «Health Food Junkies» e nel 2005 ha creato un sito web allo scopo di diffondere la consapevolezza riguardo questa nuova entità nosologica, il sito è tuttora in continuo aggiornamento.

Mentre il termine ortoressia significa letteralmente «corretto appetito», al contrario, l’ortoressia nervosa è un’espressione creata per indicare un possibile nuovo disturbo alimentare il cui sintomo principale è rappresentato da un’ossessione patologica nei confronti del consumo di cibo ritenuto sano. In alcuni casi, le regole alimentari autoimposte intese a promuovere lo stato di salute, come un maggior consumo di frutta e verdura, l’eliminazione dei cereali raffinati e delle bevande alcoliche, generano conseguenze dannose per la salute stessa, come restrizioni dietetiche, malnutrizione e isolamento sociale.

Le persone che soffrono di Ortoressia Nervosa sono eccessivamente rigorose nel seguire la loro dieta autoimposta e restrittiva. Il cibo diventa un pensiero pervasivo; i loro pasti e le conseguenze di ciò che mangiano occupano gran parte della loro giornata e il comportamento alimentare squilibrato può acquisire connotazioni pseudo-spirituali. Generalmente, le trasgressioni alimentari sono seguite da atti di penitenza e, solitamente, vengono evitati tutti i contesti sociali caratterizzati dal consumo di cibo. Per un soggetto ortoressico l’obiettivo non è la restrizione calorica, come avviene nel caso dell’anoressia nervosa, bensì la «purezza della dieta». Tuttavia, le scelte alimentari possono essere così limitate, sia dal punto di vista della varietà che della quantità, da causare anche perdita di peso e malnutrizione.

Dopo che l’Ortoressia Nervosa fu menzionata per la prima volta nel 1997, il termine si diffuse immediatamente tra la popolazione generale attraverso i social-media. La sua diffusione ha significato che molte persone si sono identificate nella descrizione del paziente ortoressico, o hanno riconosciuto alcuni tratti in parenti e amici.

Tra il 1975 e il 2016, i tassi di obesità sono quasi triplicati, così che 650 milioni di adulti in tutto il mondo sono classificati come obesi (World Health Organization, 2018). In risposta, la società ha aumentato l’enfasi sulla promozione di una dieta sana e un corretto stile di vita. Se da un lato questo focus è necessario per contrastare l’epidemia di obesità, è probabile che abbia anche contribuito allo sviluppo di questo nuovo fenomeno.

Tale fenomeno ha raggiunto anche la comunità scientifica, tanto che gli articoli che usano “ortoressia” come parola chiave sono aumentati notevolmente negli ultimi anni. Dopo una recensione del libro di Bratman pubblicata su Jama nel 2002 che incoraggia l’introduzione del termine ortoressia nervosa nel gergo medico, il primo articolo risale al 2004 ed è rappresentato da uno studio italiano condotto da Donini e collaboratori, in cui l’Ortoressia Nervosa viene descritta come un’ossessione maniacale per la ricerca di cibi sani. Questa descrizione ha segnato la transizione dell’ortoressia nervosa da semplice riflessione informale a concetto degno di esplorazione scientifica.

L’attività fisica regolare e la pratica sportiva sono essenziali per il benessere fisico, mentale, psicologico e per lo sviluppo sociale dell’individuo. Gli atleti rappresentano un ‘ideale’ di salute e perfezione fisica e una pertinente proporzione (40%) dei cittadini europei ha dichiarato di essere regolarmente coinvolta nello sport e nell’attività fisica. Sapendo che l’alimentazione gioca un ruolo cruciale per migliorare le prestazioni sportive e il recupero, raggiungendo un peso ideale, modellando il corpo e prevenendo le patologie fisiche, gli atleti tendono ad esercitare un grande controllo sulla loro dieta senza tuttavia consultare un nutrizionista sportivo.

Questa popolazione potrebbe essere ad alto rischio per abitudini alimentari scorrette e disturbi alimentari. Negli atleti, i fattori direttamente o indirettamente collegati ai disturbi alimentari sono correlati alle competizioni sportive ad alti livelli, agli sport che prevedono la presenza di una giuria e agli sport che privilegiano un corpo magro o l’ipertrofia muscolare e all’insoddisfazione verso il proprio aspetto estetico. Inoltre, gli atleti di sesso femminile risultano più a rischio di sviluppare un disturbo alimentare rispetto alla controparte maschile.

La dismorfia muscolare è stata descritta per la prima volta nel 1993 da Papa e collaboratori come un disturbo ossessivo-compulsivo, caratterizzato dall’ossessione per l’aspetto fisico, paura di non essere sufficientemente muscolosi, e esercizio fisico eccessivo e compulsivo. Tali individui mostrano alterazioni nel comportamento alimentare, come diete rigide e utilizzo ingiustificato di integratori alimentari, abuso di sostanze anabolizzanti, compromissione o sofferenza nei domini sociali e fisici, e nel funzionamento sociale e lavorativo. La dismorfia muscolare è diagnosticata più frequentemente in giovani adulti maschi, e i bodybuilder rappresentano un gruppo ad alto rischio. La prevalenza nella popolazione generale è ancora sconosciuta poiché sono disponibili solo pochi studi di piccole dimensioni.

L’immagine corporea rappresenta un concetto multiforme: una concettualizzazione globale di percezioni, atteggiamenti, e comportamenti. Le componenti dell’immagine corporea sono rappresentate dalle percezioni ovvero dimensioni e forma delle varie parti del corpo; dalle cognizioni, quindi pensieri, credenze e auto-affermazione riguardanti appunto il corpo; e dalle emozioni, dunque dalle esperienze di soddisfazione o insoddisfazione associate all’apparenza. Come è facilmente intuibile, l’immagine corporea è un costrutto determinato da fattori sociali e culturali, tuttavia è modificabile e influenza l’elaborazione delle informazioni e anche il comportamento. Il concetto di immagine corporea racchiude anche l’aspetto relativo alle condizioni fisiche, alla salute e alla malattia. La preoccupazione per l’immagine corporea e l’interiorizzazione dell’ideale di magrezza sono fattori dominanti nei disordini alimentari.

L’Ortoressia Nervosa non include i sintomi più caratteristici dei disturbi alimentari come la paura di ingrassare o sopravvalutare le dimensioni del corpo. La letteratura suggerisce che gli individui ortoressici non sono interessati alla perdita di peso, mentre la presenza di insoddisfazione riguardo il proprio corpo non è universalmente accettata. Alcuni studi non hanno trovato una chiara e significativa associazione tra ortoressia e atteggiamenti negativi riguardo l’immagine corporea, mentre in altri studi, la preoccupazione per l’immagine estetica era presente. Le ultime ricerche hanno dimostrato che l’ortoressia coinvolge entrambe le associazioni correlate sia ai comportamenti legati ai disturbi alimentari, sia alle preoccupazioni cognitive sulla forma e il peso corporeo. In un articolo pubblicato da Brytek-Matera e collaboratori, gli autori hanno scoperto che nelle studentesse con Ortoressia Nervosa, la soddisfazione riguardo le zone inferiori del corpo, un alto orientamento verso il fitness, e un’elevata preoccupazione per il sovrappeso erano predittori indipendenti di maggiore fissazione sul consumo di cibo sano. Questi dati sono coerenti con un altro studio in cui è stato riscontrato che coloro che praticavano attività sportiva e mostravano tendenze ortoressiche presentavano l’interiorizzazione di un ideale di magrezza, ansia per l’aspetto fisico, insoddisfazione riguardo l’immagine corporea e disordini alimentari.

In conclusione, anche se l’insoddisfazione riguardo l’immagine corporea non è richiesta per la diagnosi di Ortoressia nervosa, la discussione è ancora aperta, ed è stato proposto di inserire questa particolare preoccupazione tra i possibili criteri diagnostici o, almeno, tra i fattori di rischio.

Dott.ssa Valeria Galfano
Dott.ssa Valeria Galfanohttps://www.valeriagalfano.it
La dott.ssa Valeria Galfano è un Medico Chirurgo specialista in Alimentazione e benessere psico-fisico. E' autrice del blog www.valeriagalfano.it.
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