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Colpito da un pugno, sono rimasto senza parole: l’Infermiere del 118 vittima di aggressione durante un Soccorso.

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Ancora una volta, la cronaca ci riporta un episodio di violenza inaudita ai danni di un operatore sanitario. Questa volta, la vittima è Gabriele Fiorino, un infermiere di 28 anni in servizio presso il 118, brutalmente aggredito mentre cercava di prestare soccorso a un uomo di 60 anni che si sentiva male.

L’episodio, come riporta Pierfrancesco Albanese, si è verificato durante un intervento in cui la centrale operativa aveva già segnalato un clima di tensione. Purtroppo, le preoccupazioni si sono rivelate fondate. “È stato impossibile lavorare”, racconta Gabriele, descrivendo un ambiente ostile che ha reso estremamente difficile l’approccio al paziente.

Il momento di maggiore violenza si è scatenato quando l’équipe sanitaria ha deciso di trasportare l’uomo in ospedale per accertamenti e cure adeguate. Incomprensibilmente, un parente del paziente ha reagito con furia, sferrando un violento pugno all’infermiere.

“Sono rimasto senza parole”, confessa Gabriele, ancora scosso dall’aggressione subita mentre svolgeva il suo lavoro con dedizione e professionalità. Un lavoro che consiste nel portare aiuto e assistenza a chi si trova in stato di necessità, spesso in situazioni di grande fragilità ed emergenza.

Questo ennesimo episodio di violenza contro un operatore sanitario del 118 non può e non deve passare inosservato. Mette in luce, ancora una volta, la crescente inciviltà e la mancanza di rispetto nei confronti di chi si impegna quotidianamente per salvare vite e alleviare la sofferenza.

Gabriele Fiorino è solo l’ultimo di una lunga lista di professionisti che, mentre compiono il proprio dovere, si trovano a dover fronteggiare aggressioni fisiche e verbali. Un fenomeno inaccettabile che richiede una ferma condanna e azioni concrete per garantire la sicurezza di chi lavora in prima linea nell’emergenza sanitaria.

La testimonianza di Gabriele è un grido d’allarme che ci ricorda il prezzo troppo alto che spesso sono costretti a pagare gli operatori sanitari. Un prezzo fatto di paura, frustrazione e, come in questo caso, di violenza fisica. È fondamentale che la società civile e le istituzioni prendano coscienza della gravità di questi episodi e si impegnino a promuovere una cultura del rispetto e della collaborazione nei confronti di chi si dedica alla cura del prossimo.

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