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La carenza di infermieri rappresenta una sfida critica sia negli Stati Uniti che in Italia, con conseguenze rilevanti per l’accesso e la qualità delle cure sanitarie. Negli USA, davanti a un deficit previsto di circa 100 mila infermieri entro il 2028, si stanno innovando soluzioni come la formazione precoce di adolescenti nelle scuole superiori e l’impiego crescente della robotica per compiti operativi più semplici, approcci che mirano a compensare la carenza strutturale di personale sanitario.
In Italia, la situazione è altrettanto allarmante. Il Paese affronta una grave carenza di infermieri, stimata tra 60.000 e 100.000 unità entro il 2030. Il sistema sanitario nazionale è sotto pressione a causa dell’invecchiamento della popolazione — si prevede che entro il 2050 oltre un terzo degli italiani avrà più di 65 anni — e di un corpo professionale infermieristico che invecchia rapidamente, con il 50% degli infermieri che ha oltre 50 anni. Solo una piccola percentuale di giovani entra nel professionale, e la formazione presenta sfide di completamento e attrattività.
Stipendi inferiori alla media OCSE, carichi di lavoro elevati e condizioni lavorative stressanti contribuiscono a un alto turnover e alla fuga dei professionisti verso l’estero o altri ambiti. La selezione negli accessi ai corsi di laurea in infermieristica resta severa, e il numero di posti disponibili, benché in aumento, non basta a coprire il fabbisogno crescente.
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